L’Ucraina denuncia: nuova strage e Makariv. Johnson incontra Zelensky a Kiev

La guerra A Makariv, città liberata da pochi giorni, «un nuovo, mostruoso crimine di guerra». Il premier britannico Boris Johnson a sorpresa a Kiev: la Gran Bretagna invierà all’Ucraina 120 veicoli blindati e nuovi sistemi missilistici anti-nave.

Il premier britannico Boris Johnson ha incontrato a Kiev il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. La Gran Bretagna prepara «un nuovo pacchetto di aiuti finanziari e militari» all’Ucraina a testimonianza del suo «impegno verso questo Paese nella lotta contro la barbarica campagna russa», scrive su Twitter il premier Boris Johnson dopo l’incontro. La Gran Bretagna invierà all’Ucraina 120 veicoli blindati e nuovi sistemi missilistici anti-nave, lo ha reso noto Downing Street, citato dalla Pa.

I soccorritori hanno trovato corpi di persone torturate e uccise a Makariv, nella regione di Kiev, ha scritto in un tweet il ministero della Difesa ucraino definendo il ritrovamento «un nuovo, mostruoso crimine di guerra». A Makariv, città liberata da pochi giorni, i soccorritori stanno cercando anche le vittime dei bombardamenti russi rimaste sotto le macerie. La città, dice il ministero, è distrutta per metà.

«A Makariv, dove il bilancio è salito a 133 morti, ci sono state diverse torture, con cadaveri rinvenuti con le mani legate, e almeno due casi di donne stuprate e poi uccise: una di queste è stata sgozzata. Abbiamo trovato i corpi», riferisce il sindaco di Makariv, Vadano Tokar, all’inviato dell’Ansaa Makariv. Tokar, che è un avvocato e dall’inizio della guerra veste una divisa militare, ha anche riferito di essere stato insignito di una medaglia d’onore da Zelensky dopo l’occupazione dei militari russi. «In alcune case i militari russi hanno lanciato le granate nei rifugi, perché non volevano ci nascondessimo», hanno raccontato gli abitanti di Makariv. Altri hanno anche riferito di «spari alle auto in strada dagli elicotteri dell’esercito russo». «I gruppi di militari si alternavano - spiegano ancora gli abitanti - e gli stessi soldati ci dissero di scappare perché sarebbero arrivati gli ’udmurt’ e i ’buryat’», aggiungono riferendosi all’etnia dei miliziani provenienti dalla zona in cui viene addestrata la brigata dell’estremo oriente russo che avrebbe compiuto i massacri di Bucha.

Zelensky: «Come il massacro di Bucha, come tanti altri crimini di guerra russi, l’attacco a Kramatorsk deve essere inserito tra le accuse che saranno portate in tribunale, cosa che dovrà accadere»

Si aggrava intanto il bilancio delle vittime civili di Bucha. «Secondo le autorità cittadine, risultano al momento complessivamente 360 civili uccisi, compresi almeno 10 bambini», scrive la commissaria per i diritti umani del Parlamento ucraino Lyudmyla Denisova su Telegram. L’ultimo bilancio, giovedì, era di 320 persone uccise. A Bucha, dove i russi hanno creato una camera delle torture, secondo i sopravvissuti «lì c’era il quartier generale di Kadyrov» (leader ceceno), scrive Denisova, aggiungendo che i russi hanno sparato in faccia alle persone, bruciato i loro occhi, tagliato parti del corpo e torturato a morte adulti e bambini.

«Tutti gli sforzi del mondo dovranno essere diretti a ricostruire ogni minuto»

«Come il massacro di Bucha, come tanti altri crimini di guerra russi, l’attacco a Kramatorsk deve essere inserito tra le accuse che saranno portate in tribunale, cosa che dovrà accadere», ha detto nell’ultimo video Zelensky. «Tutti gli sforzi del mondo dovranno essere diretti a ricostruire ogni minuto - sottolinea -. Chi ha fatto cosa, chi ha dato gli ordini, da dove sono arrivati i razzi, chi li ha portati, chi ha dato l’ordine e come l’attacco è stato organizzato. La responsabilità è inevitabile».

«Abbiamo creato un archivio online per documentare i crimini di guerra della Russia», ha poi scritto il ministro degli esteri ucraino Dmytro Kuleba su Twitter. «Le prove raccolte delle atrocità commesse dall’esercito russo in Ucraina garantirà che questi criminali di guerra non sfuggano alla giustizia». Il lugubre suono delle sirene d’allarme e la scritta: «Al di là del male, anche durante la guerra». Si apre così l’archivio online creato da Kiev per documentare i crimini di guerra russi. Il sito contiene diverse sezioni: da quella sulle vittime a quelle su torture, ostaggi e stupri. Poi i numeri: 1.563 morti, tra cui 167 bimbi, 4.820 crimini di guerra, 6.800 edifici distrutti. Cifre che Kiev documenta con testimonianze di civili ma anche di media. Ma soprattutto con foto: dall’ospedale pediatrico bombardato di Mariupol e quelle del massacro di Bucha. Il sito è aggiornato a ieri con l’attacco alla stazione di Kramatorsk.

Intervista a Newsweek dell’ambasciatore russo negli Stati Uniti, Anatoly Antonov: le forniture di armi e munizioni all’Ucraina da parte dell’Occidente causano «ulteriore spargimento di sangue», sono «pericolose e provocatorie« e possono portare «gli Stati Uniti e la Federazione Russa sulla via del confronto militare diretto». Antonov h asottolineato che Mosca fa tutto il possibile per evitare vittime civili e danni all’infrastruttura dell’Ucraina.

A Chernobyl i soldati russi non sono stati impegnati solo a scavare trincee in una zona altamente contaminata come la foresta intorno alla centrale nucleare, ma hanno commesso anche azioni poco avvedute, come toccare a mani nude materiale radioattivo. Lo racconta un ingegnere ucraino della centrale al New York Times. Un soldato russo di un’unità di protezione chimica, biologica e nucleare ha prelevato a mani nude una fonte di cobalto-60 in un deposito di rifiuti nucleari, esponendo se stesso ad una tale radiazione in pochi secondi da far schizzare il contatore Geiger (strumento di misura delle radiazioni ionizzanti), spiega Valeriy Simyonov, ingegnere capo per la sicurezza della centrale. Non è chiaro, ha aggiunto, cosa sia accaduto all’uomo. Secondo il ministro dell’Energia ucraino, German Galushchenko, secondo quanto riferisce su Twitter il ministero della Difesa di Kiev, i soldati russi che hanno scavato le trincee vicino alla centrale nucleare di Chernobyl hanno non più di un anno di vita.

C’è stato un bombardamento russo sulle aree residenziali a Severodonetsk, dove il numero delle vittime deve ancora essere confermato. Lo riferisce il capo dell’amministrazione statale regionale di Lugansk Serhiy Haidai citato dal Kiev Independent. Le forze armate ucraine spiegano su Facebook che le truppe russe stanno continuando ad attaccare l’Est del Paese, «al fine di stabilire il pieno controllo sui territori del Donetsk e del Lugansk». Le truppe russe hanno lanciato un missile contro alcune infrastrutture della località turistica di Myrhorod, nella regione di Poltava, nell’Ucraina centrale, ferendo due persone e provocando danni significativi. Lo riferisce il capo dell’Amministrazione statale regionale, Dmytro Lunin, citato da Ukrainska Pravda.

Per la giornata di oggi in Ucraina sono stati concordati 10 corridoi umanitari. Lo annuncia la vice premier Iryna Vereshcuck su Telegram. Per la città assediata di Mariupol lo spostamento (verso Zaporizhzhia) è previsto sempre con mezzi propri.

I russi «stanno uccidendo e torturando membri della stampa». Lo denuncia la commissaria per i diritti umani del Parlamento ucraino Lyudmyla Denisova su Telegram, aggiungendo che ci sono nuove informazioni sulle circostanze della morte del regista lituano Mantas Kvedaravicius a Mariupol. «E’ stato fatto prigioniero dai razzisti, che poi gli hanno sparato. Gli occupanti hanno gettato il corpo del regista nella strada. La moglie, rischiando la propria vita, ha portato il suo corpo fuori dalla città bloccata e portato in Lituania. La vera causa della morte del regista non è stata annunciata prima che lei si fosse messa in sicurezza».

I russi «stanno uccidendo e torturando membri della stampa». Lo denuncia la commissaria per i diritti umani del Parlamento ucraino Lyudmyla Denisova su Telegram

La commissaria cita poi il caso del giornalista, scrittore, volontario e membro dell’Unione nazionale dei giornalisti dell’Ucraina Yevhen Bal «morto per le azioni degli occupanti russi»: l’uomo di 78 anni il 18 marzo «è stato sequestrato dall’esercito russo nella sua casa a Melekino vicino a Mariupol». Il motivo della detenzione è il presunto possesso di foto «compromettenti» con l’esercito ucraino. E’ stato rilasciato tre giorni dopo con gravi percosse. Il 2 aprile, poi, è morto Eugene Ball: «La sua morte - scrive Denisova - è il risultato delle torture sul giornalista da parte degli occupanti russi».

Quinto pacchetto di sanzioni europee contro Mosca, tra cui lo stop al carbone da agosto

Sul fronte delle sanzioni gli Usa inaspriscono le misure nei confronti di Mosca. Il presidente Joe Biden ha firmato la legge che vieta le importazioni di energia dalla Russia e quella che interrompe le normali relazioni commerciali con Mosca. A compiere un passo simile l’Unione europea non sembra ancora pronta: l’embargo al petrolio russo dovrà aspettare. La questione non sarà trattata dai ministri degli Esteri dell’Ue lunedì: «Non c’è l’unanimità». Entra comunque in vigore un quinto pacchetto di sanzioni europee contro Mosca, tra cui lo stop al carbone da agosto. Sono 217 le personalità russe che entrano nella black list. Tra queste le due figlie di Putin, Ekaterina Tikhonova e Maria Vorontsova, e l’oligarca patron di Rusal, Oleg Deripaska. Contemporaneamente Standard&Poor’s ha declassato il debito russo in valuta estera della Russia da CC a SD, cioè in default selettivo. Il downgrade riflette il pagamento in rubli di bond denominati in dollari con scadenza 4 aprile. «Non ci attendiamo che gli investitori siano in grado di convertire in dollari il pagamento effettuato in rubli, o che il governo sia in grado di convertire» i rubli in dollari durante il periodo di grazia di 30 giorni, afferma S&P.

Amnesty International, insieme a Human Rights Watch, si è vista chiudere le sedi in Russia. «Non ci arrenderemo»

Sul fronte umanitario arriva la secca risposta di Amnesty International che ieri, insieme a Human Rights Watch, si è vista chiudere le sedi in Russia. «Non ci arrenderemo»: la risposta di Amnesty. Le autorità russe «si sbagliano profondamente se credono che chiudendo il nostro ufficio a Mosca interromperanno il nostro lavoro di documentazione e denuncia delle violazioni dei diritti umani», «raddoppieremo i nostri sforzi per denunciare le clamorose violazioni dei diritti umani da parte della Russia, sia in patria sia all’estero», ha scritto Agnès Callamard, segretaria generale dell’organizzazione internazionale.

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