L’alpinista bergamasco Simone Moro espulso dalla Cina, dopo la discesa dall’Everest

L’ alpinista bergamasco Simone Moro è stato espulso dalla Cina, dove sarebbe entrato senza essere in possesso del necessario visto. Lo afferma l’ agenzia Nuova Cina, citando la «Tibetan Mountaineering Association» (Tma). L’ alpinista, salito sulla vetta dell’Everest dal versate nepalese, sarebbe poi sceso da quello cinese senza autorizzazione.Secondo le autorità cinesi Moro avrebbe di proposito violato una legge cinese che vieta di attraversare il confine tra i due paesi sulla montagna più alta del mondo. Secondo Nuova Cina lo scalatore - che è salito sulla vetta dell’ Everest il 20 maggio ed è sceso il 22 - si sarebbe giustificato affermando che alcune delle sue corde si erano spezzate e che aveva difficoltà a tornare indietro dal versante nepalese. La Tma è stata informata dai responsabili del campo base cinese dell’ arrivo di Moro. «La parete meridionale - ha dichiarato il segretario generale del Tma, Zhang Mingxing - non è difficile come quella settentrionale e un alpinista esperto come Simone è sicuramente capace di trovare la strada giusta, anche senza le corde». Zhang ha definito la motivazione addotta da Moro «una scusa senza alcun fondamento» e ha ricordato che lo scalatore italiano «è entrato molte volte in Cina con un regolare visto».Moro - conclude Nuova Cina - è stato deportato in Nepal da Zhangmu, una città che si trova a 736 chilometri dalla capitale del Tibet Lhasa, nei pressi del confine tra i due paesi.(28/05/2006)

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