L'Istituto Negri al Kilometro Rosso
Garattini: «Un atto di coraggio»

Da una parte c'è la sfida per il futuro, dall'altra c'è quella per continuare a restare in un presente «divorato» da una competizione trasversale. Lunedì l'istituto «Mario Negri» inaugura la nuova sede di Bergamo al «Kilometro Rosso».

Da una parte c'è la sfida per il futuro, dall'altra c'è quella per continuare a restare in un presente «divorato» da una competizione trasversale che ti assale da ogni dove. Di una cosa sono certi all'istituto «Mario Negri», che lunedì 26 settembre inaugura la nuova sede di Bergamo all'interno del Parco scientifico e tecnologico del «Kilometro Rosso»: leoni o gazzelle che siano, dovranno correre dall'alba al tramonto se vorranno mantenere quel prestigio internazionale di cui oggi godono incondizionatamente per la serietà e il rigore con cui da mezzo secolo «il professore» e i suoi collaboratori conducono le loro ricerche.

«Il professore», ovviamente, è Silvio Garattini, il cui entusiasmo di fronte alla ricerca è direttamente proporzionale alla complessità delle sfide che continua a raccogliere, buon ultima quella della nuova sede di Bergamo dell'istituto, dedicata ad Anna Maria Astori, la generosa benefattrice che con i suoi lasciti ha consentito l'avvio e la realizzazione della nuova struttura.

«I tempi sono difficili - commenta Garattini -, ma è proprio quando si è investiti dalla crisi che è importante investire nella ricerca, per salvarsi da una mediocrità che trascina con sé tutto ciò che tocca. Il centro intitolato ad Anna Maria Astori non è soltanto una sfida, ma anche un atto di coraggio che contiamo di sostenere puntando sulle capacità dei nostri ricercatori e sulla generosità dei privati e delle istituzioni di Bergamo».

E se si pensa che di soldi pubblici - nel nuovo «Negri», edificio e strumentazioni - non c'è nemmeno un centesimo, è facile intuire quanto coraggio ci voglia per dar vita ad un centro (costato oltre 12 milioni) che dà lavoro a un centinaio di persone, su una superficie complessiva di 6.000 metri quadrati, con 33 laboratori di ricerca, 31 uffici, 3 sale riunioni e una sala conferenze.  

«C'era proprio bisogno della nuova sede del "Negri" al Kilometro Rosso? Mio nonno me lo avrebbe chiesto subito. Lui era fatto così, concreto e diretto nella sue osservazioni. Mi sa che stavolta avrebbe avuto ragione, e qualche dubbio ce l'ho anch'io». A Giuseppe Remuzzi, coordinatore delle ricerche del centro Astori, piace sempre sparigliare le carte, cercando di vedere le cose da una prospettiva diversa, così come dev'essere nel Dna di un grande scienziato come lui.

«Nella nuova sede - dice Remuzzi - dovremo sopportare costi di gestione altissimi, ma tant'è: o le sfide le raccogli come si deve oppure è meglio lasciar perdere». E «perdere» è una parola che dai vocabolari del «Negri» è stata cancellata da tempo. Così da via Gavazzeni e dal «Conventino» - dove l'istituto era nato nel 1984 - si è finiti al «Kilometro Rosso», senza passare dalla Villa Camozzi di Ranica, che ospita la parte clinica del «Negri» - i laboratori «Aldo e Cele Daccò» -, e che probabilmente avrebbe potuto ospitare anche il trasloco della sede storica dell'istituto, risparmiando pure qualche soldino.

«Di questo abbiamo discusso a lungo - spiega Remuzzi -, ma alla fine avremmo lasciato la città di Bergamo, e questo non ci piaceva. Così come non era possibile sfruttare la villa che Anna Maria Astori ci aveva lasciato a Torre Boldone, perché avremmo smembrato ulteriormente le sedi dell'istituto. Così si è tratto il dado: al Kilometro Rosso».

Leggi le due pagine dedicate all'argomento su L'Eco di domenica 25 settembre

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