L’infarto osservato dal vivo
Lo studio al Papa Giovanni XXIII

Il primo studio di genere mai fatto al mondo su infarto, cause e risposte alle terapie: si chiama «Octavia », promosso dalla società italiana di Cardiologia invasiva-Gise e «l’investigatore principale» dello studio è Giulio Guagliumi, cardiologo interventista dell’ospedale Papa Giovanni XXIII.

Il primo studio di genere mai fatto al mondo su infarto, cause e risposte alle terapie: si chiama «Octavia », promosso dalla società italiana di Cardiologia invasiva-Gise e «l’investigatore principale» dello studio è Giulio Guagliumi, cardiologo interventista dell’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo e past-president Gise.

Lo studio dimostra,osservando «in tempo reale» i meccanismi responsabili dell’infarto, che donne e uomini sono soggetti agli stessi meccanismi che provocano l’infarto, ma le donne hanno maggiori ritardi nell’accedere alle cure salvavita rispetto agli uomini e comunque sottovalutano il rischio infarto e cardiaco in generale. Sia gli uomini sia le donne, oltretutto, sottovalutano una fase iniziale dell’infarto caratterizzata da sintomi più sfumati che precede anche di due, tre giorni l’Ima (infarto miocardico acuto) e in cui l’intervento medico potrebbe essere ancora più decisivo.

«Lo studio Octavia, (sta per Optical Coherence tomography assessment of gender diversity in primary angioplasty) , per la prima volta ha osservato in vivo i meccanismi responsabili dell’infarto in pazienti di sesso diverso bilanciati per età - spiega Guagliumi -. Prima di Octavia i medici non avevano a disposizione dati per confrontare come si forma la trombosi coronarica responsabile dell’infarto negli uomini e nelle donne, né per valutare la risposta all’impianto di uno stent in pazienti di sesso diverso».

Leggi di più su L’Eco di Bergamo del 15 luglio

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Bill.Guarnere

10 anni, 8 mesi

I miei complimenti al Dott. Guagliumi (e al suo staff) da uno dei suoi tanti pazienti, una persona di estrema precisione, grande professionalità e disponibilità.<br> Siamo molti fortunati ad avere un medico del genere a Bergamo.

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dolciu

10 anni, 8 mesi

Io sono contento che al "Papa Giovanni XXIII" in cardiologia si punti a migliorare quello che è definito un lavoro d'eccellenza. Lo sarei ancora di più se periodicamente non si bloccassero le prenotazioni per le visite, magari "soltanto" di prevenzione, delle quali vorrebbero potere fruire i pazienti "normali" che non è detto abbiano o meno necessità d'eccellenza.

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