Leitner chiede aiuto dal carcere «Qui in Marocco mi torturano»

«Aiutatemi. Presto. Non resisto a queste torture, Aiutatemi, altrimenti tra pochi giorni sarò morto». E’ il drammatico appello contenuto in una lettera inviata dal rapinatore altoatesino Max Leitner, finito in carcere in Marocco dopo l’ennesima evasione, l’ultima dal carcere di Bergamo assieme ad Emanuele Radosta, di Villafranca Sicula, detenuto per reati di mafia.La lettera, datatal 20 gennaio, è scritta a mano, ed è stata inviata al giornale di Bolzano Tageszeitung che ha seguito sempre molto da vicino le vicende del bandito, noto non solo in Alto Adige per il fatto di essere evaso dal carcere ben quattro volte consecutive. Nel manoscritto il 45enne altoatesino afferma di essere tenuto ormai da venti giorni legato con le manette ad un letto e di essere sottoposto a torture all’interno del carcere Salè della capitale marocchina.

«Vi prego - scrive il bandito - di avvertire l’ambasciata italiana di Rabat e il procuratore capo di Bolzano Cuno Tarfusser perché possano aiutare me ed il mio amico Radosta Manuele. Il carcere di isolamento mi fa impazzie e sono sottoposto a sofferenze he superano ogni limite di sopportabilità». Leitner si trova in carcere in Marocco dal 30 dicembre 2004 quando venne individuato ed arrestato in Marocco. Sul suo capo, come su quello del siciliano Radosta, pende una condanna delle autorità locali ad un anno di reclusione per essersi introdotto clandestinamente nel Paese africano. L’Italia ha chiesto l’estradizione. Rabat è disposta ad accogliere la domanda delle autorità italiane, ma proprio Leitner ha fatto domanda di asilo in Marocco, per motivi mai chiariti. Leitner è sottoposto ad un rigido regime di isolamento.

(02/02/2005)

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