Cronaca / Bergamo Città
Mercoledì 21 Ottobre 2015
Legittima difesa, legge da cambiare:
«Sì a un’arma per difendersi in casa»
«I tempi cambiano e le leggi si devono adeguare. Ciò che va tutelato nel domicilio non è più principalmente il patrimonio, ma l’incolumità di chi ci sta dentro. Una volta il proprietario si svegliava di notte e il ladro fuggiva».
«Oggi se si sveglia il ladro reagisce. Anche la percezione delle vittime potenziali cambia, perché sanno di avere di fronte una criminalità più agguerrita. L’elemento psicologico muta, c’è più ansia. Di questo si deve tener conto».
Lo afferma il viceministro della Giustizia Enrico Costa in due interviste a Messaggero e Stampa in cui spiega di avere un fascicolo aperto sulla legittima difesa. Si tratta di una proposta che «legittima l’uso delle armi per chi si trova costretto a difendere il proprio domicilio contro un’intromissione ingiusta, violenta o clandestina tale da destare un ragionevole timore per la libertà e incolumità delle persone presenti», dice Costa.
«Per il momento è solo una mia riflessione, non ne ho parlato nel governo». «Io penso che in Parlamento sia giusto rifletterci. Se la criminalità cambia, il legislatore ha il dovere di cambiare le pene, ma senza venire meno ai principi», afferma Costa. «Dev’essere chiaro che non c’è il diritto alla vendetta. Per essere espliciti, se uno insegue il ladro in strada e gli spara, non potrà mai essere considerata una legittima difesa. Se si spara in casa perché si teme per la propria incolumità o libertà, ci si può pensare».
Sul tema è intervenuto anche il presidente della Lombardia, Roberto Maroni. «Penso che l’imputazione di omicidio volontario sia incredibilmente sbagliata e penso che sia dovuta alla necessità di compiere certe indagini, ma poi se ci sarà il processo nei confronti di questa persona - e spero di no - al massimo sarà eccesso colposo di legittima difesa. Allora noi appronteremo la difesa legale, sostenendo le spese».
«Abbiamo approvato a giugno una legge per la legalità e contro la criminalità organizzata che prevede anche il sostegno della Regione per coloro che, difendendosi da un reato contro il patrimonio o contro le persone, vengono accusati di un reato per eccesso colposo di legittima difesa», ha ricordato Maroni.
«Non è un problema di leggi, è un problema di interpretazione. Per questo siamo intervenuti come Regione, perché è anche una questione culturale: tanti piccoli casi isolati rimangono tali, se creiamo invece le condizioni perché questi casi isolati pongano il problema, come lo sta ponendo questo caso, magari allora si può intervenire in qualche modo».
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