Lega, una storia nata nel 1982
Bossi fondatore con Maroni e Leoni

In via Bellerio, a Milano, sede storica della Lega Nord è finita in un pomeriggio primaverile l'era di Umberto Bossi, leader di poche parole ma dai molti gesti: dal battesimo con l'ampolla nelle acque del «dio Po», alle dichiarazioni in canottiera, al dito medio sfoggiato nei comizi.

In via Bellerio, a Milano, sede storica della Lega Nord è finita in un pomeriggio primaverile l'era di Umberto Bossi, leader di poche parole ma dai molti gesti: dal battesimo con l'ampolla nelle acque del «dio Po», alle dichiarazioni in canottiera, al dito medio sfoggiato nei comizi.

Umberto Bossi, fondatore del movimento politico Lega Nord per l'Indipendenza della Padania, la più antica formazione presente in Parlamento, sopravvissuta a Tangentopoli, ha lasciato la sua creatura nelle mani di un triumvirato, come avvenne quando il Senatur nel 2004 fu colpito da una grave malattia.

Sono mesi che si parla delle ormai famose «grane padane» alle quali Bossi ha dovuto porre rimedio, a partire dalla rottura con il suo alleato Silvio Berlusconi, all'inchiesta che vede indagato per corruzione il presidente del consiglio regionale lombardo Davide Boni all'affaire Flavio Tosi, sindaco di Verona, che voleva presentarsi alle Amministrative con una lista personale da affiancare a quella del Carroccio. Ma negli ultimi giorni a travolgere il Senatur è stata l'inchiesta sull'ex tesoriere del partito Francesco Belsito.

Dopo gli anni giovanili caratterizzati da simpatie di sinistra, Bossi nel 1982 crea assieme a Roberto Maroni e Giuseppe Leoni la «Lega Autonomista Lombarda» di cui viene eletto segretario nazionale, e due anni dopo fonda la Lega Lombarda, che poi evolverà nella Lega Nord.

Umberto Bossi è stato senatore, europarlamentare, e ministro delle Riforme per il Federalismo, ora è deputato della Repubblica. È entrato nel governo per la prima volta nel 2001, quando fu nominato ministro per le Riforme Istituzionali e la Devoluzione nel governo Berlusconi II. Alle elezioni politiche del 1992 Bossi viene eletto alla Camera, con 240.523 preferenze, una delle cifre più alte di tutta Italia.

Il 1992 è anche l'anno in cui esplode Tangentopoli che vede il Senatur inizialmente fra i più convinti sostenitori del pool di Milano, ma un anno dopo lui e la Lega vengono coinvolti per una questione legata a un finanziamento illecito di duecento milioni di lire, ricevuti dagli allora dirigenti del colosso chimico Montedison.

Il 5 gennaio 1994, al processo Enimont, Bossi ammette il finanziamento illecito tramite una tangente ricevuta dalla Montedison e nel 1995 viene condannato per violazione della legge sul finanziamento pubblico ai partiti a 8 mesi (pena sospesa).

Nel 1994 crea al Nord con Forza Italia la coalizione del Polo delle Libertà, che assieme al Movimento Sociale Italiano vince le elezioni. La vita politica del leader del Carroccio è caratterizzata anche dal «ribaltone» del 22 dicembre 1994, quando Bossi stacca il suo partito della coalizione guidata da Silvio Berlusconi.

Nel 2004, l'11 marzo, Bossi viene ricoverato in ospedale in gravi condizioni, colpito da un ictus cerebrale. Seguirà una lunga convalescenza accompagnata dalla riabilitazione. Una fase in cui gli sono molto vicini la moglie Manuela e i figli, oltre alla segretaria del Sindacato Padano Rosy Mauro e l'allora presidente della Provincia di Varese Marco Reguzzoni.

Viene candidato come capolista al Parlamento europeo alle elezioni di giugno, risultando eletto nelle due circoscrizioni del nord, con circa 285.000 voti. Poi Bossi torna alla vita politica indebolito ma sempre combattivo. Negli ultimi anni comincia a fare notizia l'intreccio tra la vita politica e quella privata del Senatur, con il figlio Renzo Bossi chiamato a prendere il testimone del padre sulla scena politica.

Renzo, più famoso come «il Trota», come lo aveva battezzato lo stesso Senatur con una battuta, consigliere regionale in Lombardia, oggi è uno dei protagonisti dell'ultimo scandalo «padano» che ha portato alle dimissioni del padre.

Nell'ultima inchiesta che ha travolto il Carroccio con le dimissioni dell'ex tesoriere della Lega Francesco Belsito, Renzo Bossi difende lui e la sua famiglia smentendo chi lo accusa di aver sottratto illecitamente soldi del partito. E la famiglia Bossi è sempre presente sulla scena politica, non solo il figlio del leader leghista, ma anche la moglie Manuela Marrone, che secondo alcuni sarebbe salita sul ponte di comando del partito dal 2004, quando il marito fu colpito dall'ictus.

Il cerchio «magico» intorno al leader si può chiudere solo con la senatrice Rosi Mauro e il deputato Marco Reguzzoni, i «pupilli» che lo seguono e lo consigliano su tutta la linea. Gli anni della Lega e del suo capo sono però caratterizzati soprattutto dalle «invenzioni» di Umberto Bossi che hanno fatto i titoli dei giornali e impegnato per anni il dibattito politico: la Padania, il «sacro» prato di Pontida, le camicie verdi, gli slogan come «Roma Ladrona», i ministeri al Nord.

Bossi, il primo politico a sdoganare in diretta tv la canottiera bianca, è stato e rimarrà il protagonista di vent'anni di aneddoti, con il suo carattere rivoluzionario, impulsivo e sempre, o quasi, vicino all'umore della gente.

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