Le uova, simbolo di rinascita
Coldiretti: regine della tradizione

In occasione della Pasqua si accendono i riflettori sulle uova. Sode per la colazione, dipinte a mano per abbellire le case e le tavole apparecchiate o consumate in ricette popolari, le uova sono regine della tradizione. Numerose le consuetudini legate al loro consumo.

In occasione della Pasqua si accendono i riflettori sulle uova. Sode per la colazione, dipinte a mano per abbellire le case e le tavole apparecchiate o consumate in ricette popolari, le uova sono regine della tradizione.
Anche in provincia di Bergamo ci sono molte consuetudini legate al loro consumo .

In Valle Brembana, ad esempio, prima di essere mangiate le uova sode decorate vengo utilizzate per dei giochi in famiglia. I più conosciuti sono  «Pichet» (le uova vengono battute le une contro le altre alle estremità, quello che arriva integro o meno danneggiato alla fine del giro è il vincitore), oppure «Borelà» (nei giardini si cercano delle piccole pendenze da cui si fanno rotolare le uova, vince il primo che arriva in fondo).  

Anche in cucina sono protagoniste di piatti diversi. Nella Bassa Bergamasca le uova sode si consumano con la cicoria e il salame, possibilmente durante un pic nic sul prato, nella zona dell'Alto Sebino invece vengono utilizzate per fare la «Spongada», una focaccia dolce a cui a volte viene data la forma della colomba che allieta le tavole in occasione delle festività pasquali.

L'usanza di considerare l'uovo come simbolo di rinascita e buon augurio risale in Occidente al 1176, quando re Luigi VII rientrò a Parigi dopo la II crociata e per festeggiarlo il capo dell'Abbazia di St. Germain des Près gli donò metà dei prodotti delle sue terre, incluse un gran numero di uova che furono poi dipinte e distribuite al popolo. Una usanza tramandata dai persiani che, già cinquemila anni fa, festeggiavano l'arrivo della primavera con lo scambio delle uova «portabene» contro pestilenze e carestie secondo un rito che resiste ancora ai giorni nostri.

«Tra le nostre aziende associate -  afferma la Coldiretti bergamasca - gli allevamenti di galline ovaiole professionali sono circa 20 e in un anno producono mediamente 300.000.000 di uova».
Negli ultimi 30 anni i consumi nazionali di uova sono aumentati raggiungendo la cifra record di 13 miliardi di pezzi all'anno che significa una media di circa 218 uova a testa, quasi interamente Made in Italy.

La Coldiretti bergamasca ricorda che le uova di gallina hanno un sistema di etichettatura obbligatorio che consente di distinguere tra l'altro la provenienza e il metodo di allevamento con un codice che con il primo numero consente di risalire al tipo di allevamento (0 per biologico, 1 all'aperto, 2 a terra, 3 nelle gabbie), la seconda sigla indica lo Stato in cui è stato deposto (es. IT), seguono le indicazioni relative al codice ISTAT del Comune, alla sigla della Provincia e, infine il codice distintivo dell'allevatore. A queste informazioni si aggiungono - conclude la Coldiretti - quelle relative alle differenti categorie (A e B a seconda che siano per il consumo umano o per quello industriale) per indicare il livello qualitativo e di freschezza e le diverse classificazioni in base al peso (XL, L, M, S).

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