Le parole dei vigili del fuoco bergamaschi
«Il dolore delle persone sulle brandine»

«L’altra sera siamo andati al palasport per farci una doccia e ci siamo trovati di fronte a tutte quelle persone che dormono nelle brandine. Dal punto di vista umano è la cosa che per ora ci ha colpito di più, perché ti fa capire che cosa stanno passando». Sono le parole di Emilio Gamba, il vigile del fuoco di Bergamo che fa parte della squadra Usar (Urban search and rescue) della Lombardia all’opera qui ad Amatrice.

«Una signora ieri è venuta a chiederci come era ridotta la sua casa – racconta Beppe Savoldi, altro vigile del fuoco bergamasco della squadra Usar –. Non abbiamo avuto il coraggio di dirle che è distrutta, così l’abbiamo rassicurata spiegandole che si era spostato solo qualche mobile. Non è vero, ma almeno stava tranquilla. Diciamo che è più facile parlare con chi vuol sapere della propria abitazione. Perché rispondere a un padre che domanda del proprio figlio che non si trova è davvero dura».

Già, come fate? «Gli diciamo di venire con noi, di aiutarci nelle ricerche – spiega Gamba -. E non è per pietà: fa parte del protocollo. Lui così può fornirci informazioni preziose: mio figlio era nella camera da letto, la camera da letto stava là, aveva un pavimento color marrone. Sembrano notizie scontate, ma guarda quella casa crollata su se stessa: sai dirmi quale era il primo piano e quale il secondo? Da un dettaglio, che solo chi ci viveva può sapere, possiamo invece capire e orientarci. Li coinvolgiamo e loro diventano parte attiva. Ci riempiono di informazioni nella speranza di trovare il familiare ancora vivo. E pure noi lavoriamo con questa speranza. Siamo uomini e professionisti: operare con persone che soffrono e piangono fa parte del nostro lavoro».

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