Le gallerie chiuse sulla ciclabile
L'Aribi suggerisce un consorzio

Lo stato di abbandono della ciclovia della Valle Brembana, e in particolare delle gallerie rimaste al buio, continua a far discutere. Ora interviene l'Aribi, l'Associacione per il rilancfio della bicicletta, che suggerisce la costituizione di un consorzio di gestione.

Lo stato di abbandono della ciclovia della Valle Brembana, e in particolare delle gallerie rimaste al buio, continua a far discutere. Ora interviene l'Aribi, l'Associacione per il rilancfio della bicicletta, che suggerisce la costituizione di un consorzio di gestione.

Il consorzio dovrebbe, per Aribi, comprendere non solo tutti i comuni attraversati dall'infrastruttra (e quelli che si potrebbero aggiungere, qualora se ne completasse il recupero fino al capoluogo: Sedrina, Villa d'Almè, Almè, Paladina, Sorisole, Ponteranica e Bergamo), ma anche le amministrazioni sovracomunali interessate.

In particolare Regione Lombardia, Provincia di Bergamo e Comunità Montana: «non certo estranee anche in ragione dell'interesse turistico connesso con l'imminente Expo 2015, per la cui partecipazione da parte del Territorio di Bergamo il ripristino ed il mantenimento in efficienza di quelle recenti opere potrebbe rivelarsi molto più che opportuno ed anzi urgentissimo».

La proposta emerge da un documento diffuso dall'Aribi. Una lettera aperta agli amministratori pubblici bergamaschi: agli Uffici Regionali locali (STER), alla Provincia, alla Comunità Montana delal Valle Brembana, ai sindaci ed agli assessori comunali interessati, agli organi d'informazione attivi in città e provincia.

Nella lettera Aribi segnala di dover «seriamente considerare l'eventualità di annullare la nostra gita lungo la ciclabile della Valle Brembana e di sconsigliare anche le associazioni consorelle». Ma - nello stile dell'associazione - «non desideriamo solo caldeggiare e sollecitare, nell'immediato, il rapido ripristino degli impianti inefficienti e l'integrale riapertura del percorso. Crediamo pure di poter suggerire una soluzione». E la soluzione potrebbe essere la costituizione di un consorzio.

«Confidiamo - si conclude la lettera dell'Aribi - che una ragionevole e fattibilissima proposta trovi ascolto prima che la collettività debba stigmatizzare con la protesta il disinteresse, l'abbandono e lo sperpero di un'importantissima risorsa, solo da poco recuperata».

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