Cronaca / Bergamo Città
Mercoledì 16 Settembre 2015
L’azienda «spia» il profilo del dipendente
Finisce licenziato per colpa di Facebook
Occhio a cosa scrivete su Facebook, perché potreste perdere il posto di lavoro, licenziati per giusta causa.
La sezione Lavoro del Tribunale di Milano con un’ordinanza ha stabilito il principio secondo cui il dipendente che sul social network posta foto scattate durante l’orario di servizio con commenti offensivi nei confronti del datore lede l’immagine dell’impresa. È l’incredibile vicenda processuale accaduta ad un lavoratore - rileva Giovanni D’Agata, presidente dello Sportello dei Diritti - a portare alla ribalta un tema «carnevalesco» che però non fa ridere, quello del limite tra scherzo che non va punito e scherzo che integra addirittura una conseguenza censurabile con la massima sanzione disciplinare: il licenziamento.
Le immagini postate sono visibili a tutti: gli amici dell’autore delle foto capiscono che le contumelie sono dirette all’azienda in cui lavora la persona che conoscono. Così l’azienda arriva a «spiare» il profilo del dipendente e riesce a licenziarlo.
Il contratto collettivo applicabile prevede infatti l’immediata rescissione del contratto di lavoro nel caso in cui il lavoratore provoca all’azienda un «grave nocumento morale». Quindi offensive, e dal tenore inequivocabile, le didascalie delle immagini
pubblicate dal lavoratore, scattate a suo dire durante la pausa caffè, ma comunque quando l’orario di servizio non era ancora terminato (una delle frasi incriminate era «ditta di m...»).
E il contratto collettivo applicabile prevede l’immediata rescissione del contratto di lavoro nel caso in cui il lavoratore provoca appunto all’azienda un «grave nocumento morale». Inutile invocare la legge Fornero perché è soltanto la tipizzazione dell’illecito favorevole al lavoratore che vincola prima il datore e poi il giudice: non può allora scattare la reintegra se la condotta addebitata è punita da Ccnl e codici disciplinari con sanzione espulsiva e non conservativa.
Da oggi la raccomandazione dello “Sportello dei Diritti” è quella di essere cauti prima di pubblicare sui social frasi o foto che potrebbero offendere la “reputazione” dell’azienda in cui lavorate.
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