L’autotrasporto va in sciopero:
quattro giorni, dal 10 dicembre

Il Comitato Esecutivo ha ratificato la decisione di proclamare il fermo dei servizi dell’autotrasporto a partire dalla mezzanotte di lunedì 9 dicembre fino alle ore 24 di venerdì 13 dicembre, come da decisione della presidenza dell’Unatras.

Il Comitato Esecutivo ha ratificato la decisione di proclamare il fermo dei servizi dell’autotrasporto a partire dalla mezzanotte di lunedì 9 dicembre fino alle ore 24 di venerdì 13 dicembre, come da decisione dalla presidenza dell’Unatras (che riunisce le principali sigle nazionali: Confartigianato Trasporti, Fai, Cna-Fita, Confatrasporto e Fiap L) al termine dell’incontro con il sottosegretario Girlanda avvenuto mercoledì 13 novembre 2013. Anche l’Anita (Confindustria) ha condiviso la proclamazione unitariamente a Unatras.

Il taglio del rimborso delle accise; l’assoluta incertezza sulle risorse destinate al settore con particolare riferimento agli interventi per il contenimento del costo del lavoro; la mancata emanazione dei provvedimenti richiesti sulla riforma dei poteri assegnati all’Albo e l’assenza di iniziative concrete per arginare il fenomeno del cabotaggio abusivo praticato dai vettori esteri sono le principali motivazioni che hanno indotto le associazioni aderenti all’Unatras ad assumere all’unanimità la decisione.

Il Governo, nel corso di questi mesi, si è completamente

disinteressato alle questioni sollevate dall’autotrasporto, dimostrando in tal modo di non aver compreso il ruolo fondamentale del settore nell’auspicata ripresa economica.

L’Unatras e l’Anita restano disponibili al confronto per trovare soluzioni possibili, pertanto chiedono un incontro urgente con la presidenza del Consiglio dei Ministri. Il Capoarea di Confartigianato Trasporti Bergamo, Dario Mongodi, concorda pienamente con la decisione di andare al fermo: «Oltre alle questioni sollevate sinteticamente nel comunicato stampa - ha dichiarato Mongodi - con il governo andranno discussi anche altri temi roventi, come il pagamento certo, ovvero una maggiore e più semplice tutela per il padroncino nei confronti dei committenti solvibili che hanno il vizio di non pagare, e una maggiore attenzione a calibrare le sanzioni in relazione all’effettiva gravità del reato, specialmente in tema di errori nell’utilizzo del cronotachigrafo a fronte di una normativa complessa e di non facile interpretazione, oppure di piccoli sforamenti nei tempi di guida, che, se sommati tra loro, causano pesantissime sanzioni in grado di far chiudere un’impresa».

«Anziché penalizzare sempre più i padroncini, anello debole di tutta la filiera del trasporto, è necessario che le autorità spostino la loro attenzione sul controllo della committenza e soprattutto dei vettori stranieri che, nel nostro Paese, per cause tutte da scoprire, vengono lasciati impunemente scorazzare in lungo e in largo senza il minimo controllo sui reali tempi di guida. Basti pensare ad esempio che su 100 controlli effettuati sulla strada solo 2 o 3 sono su veicoli stranieri, a causa della difficoltà nel capire la lingua straniera e a causa di normative troppo morbide rispetto a quelle riservate agli italiani negli altri Paesi europei. La categoria - conclude Mongodi - è agonizzante e questa volta il fermo sarà inevitabile, se non a fronte, non di promesse o documenti, ma di fatti».

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