«Una topaia la casa del Comune
E mio marito vive sul camion»

Lei è tornata a vivere con la madre al Monterosso, col figlio di 5 anni. Il marito abita sul camion della ditta, gentilmente concesso anche in orari extra-lavorativi. Una casa ce l'avrebbero: l'appartamento Aler di via Mattioli 10/d a Longuelo, che è stato loro assegnato. Ma è una topaia.

Lei è tornata a vivere con la madre al Monterosso, nella cameretta di quand'era bambina: ma stavolta col figlio di 5 anni. Il marito abita invece sul camion della ditta, gentilmente concesso anche in orari extra-lavorativi. Una casa, in verità, ce l'avrebbero: l'appartamento Aler di via Mattioli 10/d a Longuelo, che è stato loro assegnato e nel quale si rifiutano di entrare.

«È una topaia», sbotta Elena Noris. E l'accusa di schizzinosità potrebbe valere se non si fossero mai visti quei desolanti metri quadri e se, come sta dimostrando l'inchiesta su Affittopoli, non ci fossero fior di appartamenti a canone agevolato finiti nella disponibilità di gente che non ha i titoli per occuparli.

«È tutto marcio – spiega la donna –, i pavimenti rotti, l'impianto elettrico non conforme, i sanitari impraticabili e d'estate gli inquilini dei piani inferiori sono costretti a tenere le persiane chiuse, altrimenti in casa entrano i topi. In cortile è stata piazzata una trappola. Quando ho firmato l'accettazione, mi aspettavo un alloggio decente. Questo è al di sotto della soglia di abitabilità, tanto più se mio figlio soffre di problemi di asma».

<+tondo>È una storia lunga, quella di questa famiglia bergamasca, partorita dalla crisi economica che lascia lui senza un lavoro e rifila duri colpi all'orgoglio: lo sfratto, la richiesta di aiuto ai genitori e alla Caritas, le graduatorie per un alloggio popolare che regalano inerzia e poi illusioni, prima di sputar fuori la «topaia».

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