«Io, esodata e invalida
offesa dal ministro Fornero»

A reagire contro «choosy» non ci sono solo i giovani, ma anche Eleonora, 51 anni, esodata, invalida al 18%. «Sentendo le parole del ministro mi sono molto arrabbiata. Nella mia vita ho sempre lavorato, non ho mai rifiutato un impiego».

Ai giovani italiani non è piaciuto il termine «choosy», ossia «pignolo», «schizzinoso», che il ministro del Welfare Elsa Fornero ha utilizzato in un intervento al convegno milanese di Assolombarda. Un invito alle nuove generazioni a non essere, appunto, schizzinose nella scelta del lavoro.

A reagire contro «choosy» non ci sono solo i giovani, ma anche Eleonora, 51 anni, di Osio Sotto, esodata, invalida al 18%. «Sentendo le parole del ministro mi sono molto arrabbiata – afferma –. Nella mia vita ho sempre lavorato, non ho mai rifiutato un impiego e non mi sono mai tirata indietro: ho iniziato a 13 anni come commessa, ho fatto anche la venditrice porta a porta e la badante e per 8 anni ho lavorato nel settore tessile. Proprio perché non ho mai fatto la schizzinosa ora prendo l'invalidità di 200 euro al mese. Sono qui, rovinata: cosa fa il ministro per noi, che non abbiamo mai rifiutato un'occupazione? Cosa fa per le donne? Sono un'esodata e con la mia invalidità le aziende non mi prendono. Come faccio ad aspettare, in questa condizione, i 65 anni per la pensione?».

Nell'ultima azienda tessile «dove ho lavorato, portavo dei pesi che mi hanno lesionato il tendine delle spalle, compromesso il collo, i gomiti e i polsi e ho un'ernia alla schiena». Una condizione riscontrata già nel 2006, anno in cui aveva avuto l'esonero: «Ma dal 2006 svolsi lavori ancor più pesanti, lavori che facevano gli uomini – continua –. L'azienda, prima di chiudere, visse un periodo di difficoltà e io andai in cassa integrazione volontaria. Nonostante i problemi fisici e il lavoro faticoso non pensai di lasciare la ditta perché avevo dei figli da mantenere».

Nel 2008 la ditta ha chiuso: «da allora – prosegue Eleonora – tramite agenzie, cooperative e siti internet, continuo a inviare curriculum nel quale indico la mia disabilità, ma nessuno risponde e neppure prendono in considerazione: mi è capitato di vedere il mio curriculum nel cestino, un attimo dopo che l'avevo consegnato. Con questa invalidità è impossibile trovare lavoro, anche perché le aziende non riescono ad avere gli sgravi fiscali. Per sopravvivere, ogni tanto, faccio dei lavori in casa, ma solo per una o due ore perché poi mi vengono i dolori e non riesco a continuare».

Eleonora vive da sola: «Sono in difficoltà ad arrivare a fine mese. La situazione non è facile né economicamente né psicologicamente: ho passato momenti davvero brutti, ma ho voglia di lavorare e di sentirmi utile. Dunque il ministro sia più sensibile e pesi le parole nei suoi interventi».

Micaela Vernice

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