L’alpino morto in Siberia nel 1943
Dopo 72 anni la piastrina torna a casa

Longa Battista, di Luigi e Guerinoni Maria, artigliere del 2° Reggimento Vicenza della Brigata Tridentina, numero di matricola 44065 (42) C.

Un nome, un numero, l’anno di nascita, la provenienza (Gorno Bergamo), i nomi dei genitori: sono le informazioni incise sulla piastrina militare. Battista è uno dei tanti alpini partiti per la Russia nel 1942 e mai più tornati. A distanza di 72 anni questo piccolo oggetto, consumato dal tempo è ritornato a casa, a Gorno, riconsegnato ai sei nipoti di Battista.

«Per noi è stata una grande emozione ritrovare questa piastrina» dice la nipote Rosanna Longa, che ha altre quattro sorelle, figlie di Arturo, fratello di Battista. Dello zio sapevano soltanto che era disperso in Russia, così come era stato comunicato, alla fine del conflitto, alla moglie Ostilia Zanotti, sposata pochi mesi prima di partire per il fronte.

«È come aver recuperato le sue spoglie, visto che la piastrina era ciò che teneva sicuramente al collo. È come se ce lo avessero restituito dopo così tanti anni. Ed ora lo sento vicino. Nei prossimi giorni sarò via. Potrebbe sembrare sciocco, ma porterò la piastrina a casa di una mia sorella, perché mi sembrerebbe di lasciarlo solo».

La storia dell’alpino Longa, nato a Gorno il 16 febbraio 1914, è particolarmente drammatica: catturato a Nickolajevka, trasferito a piedi per circa 400 km sino al campo 81 di Krinovaja (Khrenovoye), un campo di transito con stazione ferroviaria. Venne poi trasferito e inviato a Bostianovka in Siberia, dove morirà il 20 gennaio 1943. Le poche notizie sui luoghi in cui visse i suoi ultimi mesi, raccontano di una prigionia durissima.

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