L’albanese ucciso a Bolgare
«Un lavoratore, un ragazzo d’oro»

«Era un lavoratore, puntuale e preciso. Un ragazzo d’oro». La voce è quella degli ex datori di lavoro di Behexhed Bushi, il 27enne morto nella sparatoria di venerdì notte a Bolgare. Il ragazzo si era specializzato negli interventi di intonacatura e nei suoi 14 anni in Italia aveva lavorato sia alle dipendenze di alcune ditte, sia in proprio come artigiano.

Poi, stando a quanto riferito da Borana Tartari, dall’Associazione italo-albanese, ora a causa della crisi «avrebbe dovuto fare richiesta per accedere alla cassa integrazione».

«Per me era come un fratello», si sfoga Antonio Castore, suo ex datore di lavoro fin dall’arrivo nella provincia bergamasca. L’uomo, 51 anni di Grumello, ha appreso dai giornali quanto avvenuto e ancora stenta a credere che si tratti proprio del ragazzo che aveva assunto, regolarizzandolo: «Ho scoperto della sparatoria dal giornale – dice – e quando ho letto il nome ho capito subito che si trattava di Jimmy, come lo chiamavamo tutti. L’ho assunto io appena arrivato in Italia e gli ho fatto avere il permesso di soggiorno».

Castore ha avuto il giovane alle dipendenze a lungo: «Ha lavorato per me circa cinque o sei anni – aggiunge – ho avuto due ditte che si occupavano di intonaci. Dopo un po’ di tempo si era iscritto agli artigiani, aveva aperto la partita Iva e continuavamo a collaborare. Poi però io ho avuto delle difficoltà e quindi lui ha continuato con altre aziende». Antonio Castore descrive un dipendente preciso e puntuale: «Non mi ha mai chiesto soldi – puntualizza – abbiamo sempre lavorato bene insieme». L’ultima volta in cui ha visto Jimmy è stato poche settimane fa: «C’eravamo persi di vista – chiude – ma un mesetto fa ci siamo visti per un caffè. Era il solito, era tranquillo. Per me era come un fratello, un bravissimo ragazzo».

È della stessa idea Pietro Mapelli, 62 anni, anche lui nel settore degli intonaci: «È stato alle mie dipendenze per un anno – spiega – fino al 2012. Era sempre al mio fianco. Di lui non posso che parlare bene, era affidabile. Non ha mai chiesto denaro in prestito, non mi ha mai dato alcun problema, ce ne fossero di lavoratori così».

Sui fatti di venerdì notte, l’uomo non si capacita che Bushi, incensurato, ma noto alle forze dell’ordine poiché il suo nome era comparso in un’indagine sulle spaccate, fosse coinvolto: «È stato un amico in comune a chiamarmi per dirmi quello che era successo – dice - per come conosco io Jimmy, non ci credo, è impossibile». Mapelli aveva incontrato Behexhed Bushi giovedì pomeriggio, il giorno prima della sparatoria in cui ha perso la vita: «Era sereno, come sempre – chiude – vista l’età io lo trattavo come un figlio, era proprio un ragazzo d’oro».

© RIPRODUZIONE RISERVATA