L’abbraccio tra il Papa e il Patriarca
«Finalmente. Noi siamo fratelli»

Lo storico riavvicinamento è avvenuto. L’incontro nella sala d’onore dell’aeroporto cubano de L’Avana.

Si è dovuti uscire dai confini europei, andare fino all’Avana, perché cadesse un altro muro, che fino a pochi anni fa sembrava invalicabile: quello tra la Chiesa di Roma e la Chiesa ortodossa russa. L’abbraccio tra papa Francesco e il patriarca di Mosca Kirill nella capitale cubana - un evento mai accaduto prima - segna l’inizio di una nuova stagione, con potenzialità finora inedite sia nei rapporti interconfessionali che il quelli diplomatici e politici.

«Finalmente!», è la parola, in italiano, pronunciata quasi con sollievo da papa Francesco al suo primo incontro con Kirill, al momento del caloroso abbraccio, con scambio di baci sulle guance, nel salone d’onore dell’aeroporto internazionale «Josè Marti» della capitale cubana. Un territorio «neutro», scelto cogliendo al volo l’occasione del viaggio di Bergoglio in Messico, mentre Kirill è in visita ufficiale a Cuba, per tenere a debita distanza le ragioni delle vecchie divisioni religiose e storiche. All’inizio del colloquio, alla presenza anche del cardinale Kurt Koch e del metropolita Hilarion, la parola «hermano» (fratello in spagnolo) è stata ripetuta dal Papa più volte. «Somos hermanos», siamo fratelli, ha ribadito il Pontefice al capo della Chiesa ortodossa russa. A un certo punto Kirill ha anche affermato: «Ora le cose sono più facili». E il Papa, in spagnolo, subito tradotto in russo dall’interprete: «È più chiaro che questa è la volontà di Dio».

I cristiani del Medio Oriente ma anche la famiglia, l’ambiente e l’augurio di proseguire nel cammino dell’unità sono tra i temi della dichiarazione congiunta firmata dal Papa e dal patriarca Kirill. Tra le questioni anche l’Ucraina, per la quale si auspica il superamento della crisi, e l’Europa, della quale si ricordano le «radici cristiane».

Il nostro «sguardo si rivolge in primo luogo verso le regioni del mondo dove i cristiani sono vittime di persecuzione», è uno dei passi del documento sul martirio dei cristiani. Sulla famiglia: «Si fonda sul matrimonio, atto libero e fedele di amore di un uomo e di una donna», si legge nella dichiarazione in cui si esprime preoccupazione per la crisi che l’istituzione sta vivendo.

A fare da orgogliosissimo padrone di casa, il presidente Raul Castro, che ha rivisto Bergoglio dopo la visita di quest’ultimo a Cuba dello scorso settembre, avvenuta dopo un altro epocale «disgelo», quello con gli Stati Uniti. Castro ha accolto e salutato Francesco appena sceso dall’aereo con una calorosa stretta di mano. ha avuto quindi con lui un colloquio privato nelle sale dell’aeroporto, prima di quello con Kirill.

Ma è il nuovo corso tra il Papa e il capo degli ortodossi russi - un incontro mai riuscito né Giovanni Paolo II né a Benedetto XVI - a dare la caratura di questa giornata che rimarrà scritta nei libri di storia. Al termine del loro colloquio, il Papa e Kirill hanno firmato una dichiarazione congiunta sui temi più importanti. «Pregando per i miei fratelli in Cristo, Papa Francesco e il Patriarca Kirill.

Contento che il dialogo iniziato nel 1964 con Atenagora e Paolo VI continua a dare i suoi frutti», ha subito scritto il patriarca ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo, in un tweet. «Oggi è un giorno di grazia. L’incontro con il Patriarca Kirill è un dono di Dio. Pregate per noi», ha a sua volta twittato Papa Francesco in volo verso l’Avana.

Un viaggio «per portare un messaggio di speranza», ha definito Francesco il suo a Cuba e in Messico nel telegramma di saluto inviato al presidente Mattarella: e sicuramente il nuovo ponte gettato oggi fa sperare in un mondo con meno divisioni

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