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Cronaca / Bergamo Città
Lunedì 24 Novembre 2014
La testimonianza di un poliziotto:
«Noi allo stadio? Carne da macello»
«Sapevamo che, se avessero deciso di attaccare, sarebbero spuntati da lì. Poi sono arrivati ed è scoppiato l’inferno».
Ha 45 anni, un piede dolorante per colpa di una pietra e l’aria del sopravvissuto («Ma so che non sempre potrà andarmi bene, se continua così»). È uno degli agenti della questura di Bergamo feriti sabato sera tra via Lazzaretto e via Baioni, anche se non risulta nell’elenco ufficiale: perché ha preferito non rivolgersi al pronto soccorso, e non per darsi arie da eroe. «C’erano molte cose da fare, bisognava fronteggiare gli scontri scoppiati in altri punti, volevo prendere i responsabili: avevo addosso tanta adrenalina, zoppicavo, ma , in fondo, non è che sentissi così male».
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«Saranno state le 20,45, siamo arrivati nei pressi dell’incrocio tra via Baioni e via Lazzaretto in sei, con tre auto “civetta”: il mio equipaggio, quello della Digos di Roma, che stava tornando allo stadio dopo aver accompagnato i primi due pullman di tifosi romanisti, e quello della Mobile di Bergamo. Intuiamo l’imminenza dell’attacco e facciamo allontanare la gente. Sono spuntati dalla pista ciclabile, l’inizio della green-way. Non abbiamo sentito grida, hanno lanciato fumogeni e poi subito dopo bombe carta e pietre. Non vedi più nulla, senti il sibilo dei sassi che arrivano, speri solo che non ti colpiscano».
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«È una situazione concitata, in cui non puoi nemmeno concederti il lusso di avere paura. Senti le pietre che cadono sull’asfalto, che rimbalzano contro gli scudi, senti i cristalli dei parabrezza andare in frantumi, senti i botti delle bombe. Speri solo che non ti colpiscano, altro non puoi fare. Non vedi nulla, per via dei fumogeni, avverti i sassi che ti sfiorano. Poi senti gli ordini: “Avanti”, «Spara, spara (i lacrimogeni, ndr), “Attenzione, arrivano da destra”, “Vai, vai”».
«Alla fine ti resta addosso la rabbia e la frustrazione: noi poliziotti siamo dipinti spesso come numeri, delle macchine che eseguono ordini, non pensano, non hanno sentimenti. E invece siamo uomini pure noi. Stamattina (ieri, ndr), quando mi sono alzato dopo due ore di sonno (ha passato la nottata a compilare carte in questura, ndr) e ho visto mia figlia di 14 anni, l’ho abbracciata e l’ho baciata. E ho pensato: ce l’ho fatta anche stavolta».
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