Clamorosa svolta nelle indagini sull’omicidio di Maria Grazia Pezzoli, la donna di 45 anni uccisa a coltellate il 24 luglio nella sua abitazione di Vertova. Da venerdì 29 agosto, intorno alle 20,30, il presunto colpevole si trova in carcere. Si tratta di Alì Ndiogu, 40 anni, senegalese domiciliato a Gandino che fino a due anni fa aveva lavorato per l’azienda di cui era titolare il marito della vittima. L’uomo si è detto innocente.Dopo settimane di indagini, interrogatori, sopralluoghi dei Ris, i carabinieri hanno stretto il cerchio attorno al presunto colpevole. Due giorni dopo il delitto, gli inquirenti avevano trovato le tracce del fermato. Ad Albino, nelle vicinanze del capolinea dei pullman, era infatti stato trovato un lembo di pantaloni macchiati di sangue e impregnato di sudore. Le indagini dei Ris di Parma hanno portato a stabilire l’appartenza del sangue a quello della vittima e il sudore a quello del senegalese ora arrestato. Nella stessa zona di Albino erano stati trovati anche alcuni documenti stracciati del marito della vittima, Giuseppe Bernini: sui pezzi di carta sono state rilevate le impronte del senegalese. Grazie a questi reperti, alle indagini dei Ris, ai campioni di saliva prelevati a cento persone, alle impronte trovate sul posto dell’omicidio il cerchio si è stretto fino a individuare il senegalese come presunto colpevole. Il senegalese è stato insomma incastrato dalla prova del Dna. Ma lui continua a proclamarsi innocente ed estraneo ai fatti.Temendo che l’uomo potesse scappare, gli inquirenti lo hanno seguito attentamente in questi giorni e anche la stampa è stata in parte depistata con la smentita del coinvolgimento di extracomunitari nel delitto. Il senegalese è in cella e lunedì mattina sarà ascoltato dal Gip.Nel primo pomeriggio di ieri, intanto, al Comando provinciale dei carabinieri il pubblico ministero Carmen Pugliese aveva interrogato a lungo due immigrati, entrambi senegalesi. Nulla è però trapelato. Alì Ndiogu era stato trasferito in carcere. L’altro immigrato sarebbe invece l’amico del presunto colpevole: l’immigrato negli ultimi tempi lo avrebbe ospitato a casa sua.Il senegalese ora nella casa circondariale di via Gleno sarebbe un ex dipendente del marito della vittima: l’immigrato avrebbe avuto tre anni fa un incidente sul lavoro in un cantiere di Padova. Da qui una causa di infortunio non risarcita dall’azienda di Giuseppe Bernini: questa vicenda per gli inquirenti potrebbe essere il muovente che avrebbe scatenato il delitto. (30/08/2008)
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