Cronaca
Martedì 22 Febbraio 2005
La strage di Verona: s’attende l’esito dell’autopsia Gli inquirenti: confermata la dinamica dei fatti
L’autopsia eseguita sui corpi delle quattro persone morte nel conflitto a fuoco di ieri mattina a Verona, consentirà forse di capire ciò che sotto alcuni aspetti, resta un mistero: il movente che avrebbe trasformato in un bagno di sangue l’arrivo, sia pure improvviso di una pattuglia della Volante. Di certo si sa soltanto che sull’asfalto del piazzale alla periferia di Verona, poco dopo le 2.30 di lunedì sono rimasti i corpi di quattro persone: due agenti della questura veronese, Davide Turazza, 36 anni e Giuseppe Cimarrusti, 26 anni, l’immigrata ucraina Galyna Shafranek, 29 anni, e il detective privato bergamasco Andrea Arrigoni, 35 anni. Anche se occorrerà attendere i risultati definitivi delle perizie autoptiche, i primi risultati confermerebbero la dinamica ipotizzata dagli inquirenti, nelle ore successive alla sanguinosa sparatoria: che a sparare alla giovane ucraina e ai due agenti, per poi morire a sua volta, sia stato l’investigatore bergamasco.
In base alle ferite riscontrate, e ai rilievi compiuti sul luogo del confitto a fuoco dagli uomini della scientifica, tornerebbero i conti sul numero di colpi esplosi dalle armi degli agenti e dalla pistola Glock di Arrigoni, e anche sulla ipotizzata sequenza dei fatti. In particolare 3 bossoli sarebbero stati trovati nella Panda 4x4 dell’investigatore: corrisponderebbero alle ferite riscontrate sul corpo dell’immigrata ucraina.
Altri tre bossoli, trovati nelle vicinanze del corpo del bergamasco corrisponderebbero ai tre colpi rimbalzati sul parabrezza della Volante. Dieci bossoli sono riferiti ai colpi indirizzati verso gli agenti: cinque contro Turazza, cinque contro Cimarrusti. In totale, 16 colpi, tanti quanti contenuti nel caricatore della Glock appartenente ad Arrigoni.
Sarebbero invece 12 i colpi che hanno raggiunto lo stesso Andrea Arrigoni, uccidendolo all’istante.
Un ruolo importante avranno comunque anche gli esiti della perizia balistica disposta dalla Polizia scientifica, esiti che saranno resi noti nei prossimi giorni.
Intanto, in base agli accertamenti sia tecnici che autoptici, gli inquirenti confermano la dinamica della strage, che si può così riassumere: l’equipaggio della Volante, insospettito dalla presenza di un corpo a terra vicino alla Panda, si sarebbe avvicinato. Mentre gli agenti si disponevano per l’intervento, sarebbero partiti i colpi dalla pistola dell’investigatore bergamasco, poi a sua volta colpito a morte. Gli agenti, seppur gravemente feriti, hanno avuto il tempo di allertare il 113.
Domani mattina alle 11,30 saranno celebrati dal vescovo di Verona i funerali dei due agenti, partendo dalla Questura, dove è allestita la camera ardente, meta di un’incessante pellegrinaggio di colleghi e cittadini. E’ prevista la presenza del ministro dell’Interno Pisanu e del capo della Polizia, De Gennaro.
Continuano intanto anche le indagini per fare luce sulla vita di Andrea Arrigoni, e soprattutto gli ultimi spostamenti della sera di domenica, che lo hanno portato alla periferia di Verona. Gli inquirenti sospettano che l’investigatore bergamasco conducesse una doppia vita, ma sono ancora molti i punti oscuri, a cominciare dal motivo della telefonata ricevuta alle 23 di domenica sera e da chi è stata fatta.
Le indagini a tutto campo svolte dalla procura di Verona per accertare i motivi del gesto omicida di Andrea Arrigoni sono focalizzate anche su materiali che sono stati sequestrati nel suo studio, di via Sant’Alessandro a Bergamo. Accertamenti sono infatti in corso da parte degli investigatori, secondo quanto si è appreso, sui materiali eterogenei posti sotto sequestro. «Viene vagliato ogni minimo dettaglio, tutto quello che può essere interessante per capire», ha commentato il procuratore della repubblica di Verona, Guido Papalia. E poi, è ancora avvolta nel mistero la figura e la vita dell’immigrata ucraina, Galyna Shafranek, in Italia clandestinamente: saperne di più, potrebbe forse chiarire il motivo per il quale Arrigoni si trovava con lei.
I familiari di Arrigoni in Questura Sono stati ascoltati in Questura a Bergamo, come persone informate dei fatti, i familiari di Andrea Arrigoni. Al termine, parla solo il fratello dello sparatore ucciso, Marco: «Ci è stato chiesto di ricostruire gli ultimi giorni di vita di Andrea. Abbiamo fornito tutte le informazioni in nostro possesso. Un fatto, comunque, ci è sembrato già positivo: il desiderio degli inquirenti di fare ulteriore luce sull’accaduto». «Ci sembra - ha aggiunto il fratello - stiano gradualmente venendo meno tutte le certezze, che sembravano granitiche, della prima ora, secondo le quali mio fratello sarebbe stato un bandito, un killer, persino un pistolero pregiudicato. Noi, sia chiaro, non vogliamo escludere che possa aver compiuto una pazzia. Ma chiediamo rispetto e, soprattutto, che la si finisca una volta per tutte con le illazioni e le falsità. Aspettiamo le conclusioni degli inquirenti, che stanno lavorando con serietà. Siamo di fronte a una tragedia immensa. Adesso lasciateci con il nostro dolore». Il ricordo della Camera
Il presidente della Camera, Pier Ferdinando Casini, ha ricordato in aula gli agenti uccisi ieri a Verona. Esprime tutta la sua solidarietà al ministro dell’Interno e ai familiari dei poliziotti Davide Turazza e Giuseppe Cimarrusti. «Caduti a Verona nell’adempimento del proprio dovere». Casini ha sottolineato il lavoro svolto dalle forze di polizia e ha parlato di «coraggiosi servitori dello Stato».
Sindacato di polizia: equipaggi con tre unità
Il sindacato di polizia Uilps esprime cordoglio alle famiglie degli agenti rimasti vittime della strage di Verona e chiede "il ripristino delle volanti a tre unità cosi come è sempre stato fino alla fine degli anni Novanta". «Le carenze di organico oramai croniche della Polizia di Stato - sottolinea il segretario nazionale Michelangelo Starita - forse hanno spinto a predisporre delle pattuglie automontate di due unità. A parere della Uilps però la sicurezza degli operatori di polizia non ha prezzo e questa è la ragione che spinge la nostra organizzazione sindacale a chiedere questa urgente misura».
(22/02/2005)
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