Cronaca / Bergamo Città
Lunedì 02 Febbraio 2015
La storia che è un inno alla vita
Un figlio Down, ne adottano un altro
Anche al giudice che le chiedeva il perché di quella scelta, adottare un bimbo nato con la sindrome di Down, Loredana non ha saputo che rispondere: «Desideravamo avere un sorriso in più».
Come altro spiegare cosa può spingere una famiglia, che ha già visto nascere un bimbo con un cromosoma in più, ad adottarne un altro, affetto dalla stessa patologia? Loredana e Roberto Provera, insegnante di scuola materna lei, agente di commercio in pensione lui, da qualche anno abitano a Fino del Monte con i loro quattro figli.
«La nostra - racconta lei - è una famiglia numerosa. Avevamo già due figlie, Ilaria e Francesca, quando abbiamo saputo di essere in attesa di Andrea. Era il 1992, la gravidanza è stata bellissima; io però non mi ero voluta sottoporre a nessun esame di diagnosi prenatale, nemmeno all’amniocentesi. Non avrebbe avuto senso sapere prima che qualcosa non andava e vivere male quel bellissimo periodo, perché in ogni caso non avrei scelto un’interruzione di gravidanza. In quei mesi ci eravamo trasferiti da Bresso, nell’hinterland milanese, in Valle Seriana. Ho capito fin da subito che c’era qualcosa che non andava, quando ho avuto Andrea tra le braccia per la prima volta. All’inizio è stato terribile, il mondo ci era crollato sotto i piedi, passavamo notti insonni a chiederci perché proprio a noi era successo questo».
Poi alla disperazione è subentrata una super accettazione. «Un giorno - continua - ho chiesto alle mie figlie, che allora avevano 14 e 12 anni, di accompagnarmi a fare un giro con la carrozzina. Dovevo spiegare loro che Andrea sarebbe stato un fratellino speciale. Una delle due alla notizia ha detto semplicemente: mamma ma tu non avresti mai avuto il coraggio di uccidere un fratellino così bello, vero? Ecco, da quel momento è subentrata in tutta la famiglia l’accettazione. Eravamo quattro persone unite dalla voglia di vedere ogni giorno quel sorriso».
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