La storia a lieto fine di Emmanuel
Dal Togo ai Riuniti per rinascere

Il villaggio di Vogan, in Togo, ha festeggiato il rientro a casa di Emmanuel Koffi. Il bimbo era partito da casa nutrito con un sondino che attraversava l'addome e che gli permetteva di alimentarsi dopo il drammatico “giorno della soda caustica” che, bevuta per un tragico errore, gli aveva danneggiato l'esofago. Vivacissimo e scatenato come tutti i bimbi di tre anni di ogni villaggio africano, aveva trovato la bottiglia del liquido velenoso in un angolo della capanna e, assetato dopo una gran corsa, ne aveva bevuto un lungo sorso.

La corsa all'ospedale di Afagnan, dove da 40 anni lavorano i Fatebenefratelli partiti da Milano negli anni '60, non era servita a salvare l'esofago distrutto, ma aveva permesso di salvare la vita al piccolo Koffi e farlo diventare la mascotte dell'ospedale. Un anno dopo sono arrivate ad Afagnan suor Simona Villa, chirurgo della Comunità delle Suore Misericordie di Monza e Giorgio Bergami, esperto chirurgo inviato dal Gruppo Solidarietà Africa nell'ambito dei progetti di sviluppo in campo sanitario. Giorgio si è preso a cuore il piccolo e, con suor Simona, ha fatto di tutto per convincere i responsabili del GSA a farsi carico del problema.

Dopo le iniziali titubanze per le prevedibili difficoltà dell'impresa, la dr.ssa Mariapia Ferrario, responsabile dei progetti sanitari GSA in Togo e il dr. Agostino Silva, coordinatore del settore pediatrico dell'organizzazione, hanno preso contatto con i responsabili della Regione Lombardia e con i reparti di Chirurgia Pediatrica in grado di poter affrontare il problema. Per la grande esperienza in campo internazionale e per la immediata disponibilità della direzione dell'ospedale, la scelta è caduta sul dr. Daniele Alberti, direttore della Chirurgia Pediatrica degli Ospedali Riuniti di Bergamo.

La rete organizzativa è stata subito coordinata dal dr. Maurizio Migliori, responsabile dei rapporti internazionali dell'ospedale, che, in sintonia con la dr.ssa De Biase di Regione Lombardia e il Gruppo Solidarietà Africa di Seregno, ha predisposto i documenti e le vie d'accesso al ricovero. Il 1° novembre il piccolo Emmanuel Koffi Adjewoda è arrivato a Linate accompagnato dallo zio Ananie Kokou Abalo che gli ha fatto da papà e da mamma per il lungo periodo di soggiorno in Italia.

Koffì era spaesato per l'enorme divario tra il mondo da poco lasciato e l'incredibile universo di un modernissimo reparto di pediatria europeo. Ci hanno pensato subito gli infermieri del reparto, coordinati dal giovane ed esperto caposala Alessandro, a far tornare il sorriso al piccolo che, in pochi giorni, è diventato un irresistibile richiamo per gli altri bambini del reparto e per tanti amici che gli si sono fatti intorno. Purtroppo il quadro clinico emerso dalle indagini condotte a Bergamo si era rivelato drammatico: l'esofago era gravemente compromesso a partire da pochi millimetri sotto le corde vocali.

L'intervento si delineava come estremamente complesso, ad alto rischio di mortalità, ma anche di lesioni permanenti alle corde vocali. Per il dr. Alberti la decisione è stata molto difficile. E' stato coinvolto il prof. Giuseppe Locatelli, prestigioso maestro del dr. Alberti e della Chirurgia pediatrica bergamasca; sono stati sollecitati dal Togo i consensi dei famigliari ai quali si era sottolineato l'alto rischio dell'intervento. A Vogan tutta la “grande famiglia” di Koffì si è riunita a consiglio con suor Simona e con Fra Pascal, chirurgo dei Fatebenefratelli e direttore dell'Ospedale di Afagnan.

Tutta la famiglia ha deciso di affidarsi al dr. Alberti per il bene di Koffi. Il 10 dicembre Emmanuel Koffi è entrato in sala operatoria alle 10; ne è uscito alle 22 con tre grandi incisioni sull'addome, al torace e al collo, ma con un esofago nuovo ricostruito con il suo intestino. Il dr. Alberti e la sua équipe erano stravolti ma felici, Koffi è andato in Rianimazione e se l'è cavata: le settimane successive sono state decisive per il suo destino. Il piccolo, sopravvissuto alle tante prove che un bambino di savana deve superare per arrivare a 4 anni, ha sorpreso tutti e in tre giorni ha lasciato la Rianimazione ed è tornato in reparto per la gioia dei tanti suoi amici.

Per Natale era perfettamente in forma e ha festeggiato mangiando i primi frullati che lo zio ha imparato a preparare sotto la guida dei bravissimi infermieri del reparto. I chirurghi hanno lavorato alla perfezione e non si sono verificate lesioni alle corde vocali; l'attenzione a Koffì è stata sempre altissima, per non perdere il risultato di tanta fatica e i controlli sono stati frequenti. Il 30 dicembre Emmanuel ha lasciato l'ospedale e, con lo zio, è stato ospitato dai volontari di Casa Eleonora. Fantastiche le persone che costituiscono questa associazione di volontariato: dedicano il loro tempo libero ai bambini in ospedale e accolgono gratuitamente i piccoli pazienti che vengono da più lontano nella bellissima casa che saluta ospiti e amici con l'invito: “Un bambino malato è come una farfalla senza colori. Aiutateci a ridarglieli”.

Emmanuel è già ben colorato per sua natura, ma in casa Eleonora, con Isa e i volontari dell'associazione, ha ritrovato anche i colori del cuore, quelli che ha portato con sè il 30 gennaio ripartendo da Linate con un po' di tristezza per i tanti amici lasciati in Italia, ma con la gioia di riabbracciare i genitori e le sorelline nel villaggio di Vogan. Al villaggio ha ritrovato i suoi compagni di gioco e ha ripreso ad alimentarsi con i cibi della tradizione e della cucina africana. Dalla sua pancia spunta ancora il tubicino che lo ha alimentato per un anno, ma è chiuso e rimarrà lì per un po' di mesi per motivi di prudenza.

Lo zio non lo perde di vista e sta insegnando ai genitori tutte le precauzioni necessarie per aiutare Emmanuel in questo periodo ancora delicato. L'Ospedale di Afagnan, in contatto con la Chirurgia pediatrica di Bergamo, seguirà da vicino la situazione che sarà monitorata anche dagli esperti del GSA che si alternano nell'Ospedale dei Fatebenefratelli. La zio Anani è diventato un ottimo manager per Emmanuel e manda notizie e fotografie con il “grazie” riconoscente di una grande famiglia e di un villaggio intero che non potrà cancellare il suo legame con l'Italia.

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