La replica delle scuole paritarie:
«Discutiamo di tutto, non solo di Imu»

«Per il momento siamo sereni, consapevoli di osservare le regole e svolgere un servizio pubblico che le comunità ci chiedono».

È abbastanza tranquillo Giambattista Sertori, presidente Adasm-Fism (Federazione Italiana Scuole Materne) della quale fanno parte le 240 scuole d’infanzia di ispirazione cristiana della Bergamasca, dopo le polemiche innescate in questi giorni dalla sentenza della Corte di Cassazione che ha accolto il controricorso del comune di Livorno per il pagamento dell’Ici da parte di una scuola paritaria religiosa.

«Speriamo - continua Sertori - che venga finalmente aperto un tavolo di confronto presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri dove affrontare il discorso in tutte le implicazioni». Un tavolo è anche la richiesta della Fism nazionale, che chiede che vi partecipino Miur, Mef, federazioni e associazioni di scuole paritarie. «Ici e Imu ma all’interno della parità scolastica - continua Sertori - che non è ancora reale: stiamo ancora aspettando il saldo dei contribuiti del 2013-2014 e la seconda rata del 2014-2015. Parliamo di 486 euro ad alunno, le nostre scuole hanno perpetuamente bilanci in rosso, resistiamo per il ruolo che abbiamo nella comunità. Se la sentenza di Livorno è l’occasione per fare chiarezza, ben venga: in ogni caso non possiamo continuare così».

Nella provincia di Bergamo ci sono 340 realtà paritarie cattoliche fra scuola d’infanzia, primarie, medie, superiori. Tolta l’infanzia, restano un centinaio di punti di erogazione raggruppati in una ventina di istituti, in gran parte congregazioni religiose. Non tutti sono ottimisti e la preoccupazione c’è.

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