La prima sigaretta a 10 anni
L'Asl «dà un taglio» al fumo

Un «taglio» al fumo con 100 mila cartoline inviate da non fumatori a chi invece ama «le bionde» per diffondere una cultura che metta al bando le sigarette. L'iniziativa è dell'Asl. Ma nella Bergamasca la prima sigaretta la si fuma a 10 anni.

Un «taglio» al fumo con 100 mila cartoline inviate da non fumatori a chi
invece ama «le bionde» per diffondere una cultura che metta al bando le
sigarette. L'iniziativa dell'Asl di Bergamo, presentata mercoledì mattina, si inserisce nel più ampio progetto «Take Care» ossia un progetto innovativo nell'ambito della educazione alla salute e della prevenzione primaria dei tumori. Le cartoline le si potranno trovare nei supermercati, negli ambulatori medici, nelle farmacie, negli ospedali, e via di questo passo. Chiunque potrà prenderle e spedirle a un fumatore invitandolo a smettere.

Delle circa 4000 morti registrate ogni anno nella Bergamasca, quasi 1.900 sono legate o correlate al fumo, si sul versante dei tumori (il 90% dei tumori del polmone è dovuto al funo) si su quello cardiovascolare. Il fumo danneggi anche l'apparato gastrico e digestivo, provocando ogni anno nella Bergamasca circa 500 casi di tumore.

Smettere di fumare sarebbe anche etico, ha osservato il delegato vescovile mons. Maurizio Gervasoni, mentre per l'oncologo Roberto Labianca sarebbe necessario inasprire ulterioriormente le restrizioni al fumo per aumentare i risultati positivi. Il numero dei fumatori sembra essere sostanzialemente stabile, ma tra i nuovi ingressi prevalgono le giovani donne.

La prima sigaretta? C'è anche chi l'accende a soli dieci anni. Il dato può forse risultare particolarmente preoccupante, ma in realtà non fa altro che testimoniare come nella nostra società (e nelle istituzioni che la rappresentano) non ci sia una vera volontà di sbarazzarsi del vizio della sigaretta, pur conoscendone ormai perfettamente le gravissime conseguenze sulla salute e gli enormi costi sociali che ne derivano.

I dati di una recente indagine promossa dall'Asl parlano chiaro: l'1,2% degli adolescenti e dei giovani in età scolare che fumano ha iniziato a 10 anni, il 4,6% a 11, l'11% a 12, il 15,6% a 13, il 28,3% a 14, il 22,5% a 15, il 12,1% a 16 e il 2,3% a 17 anni. E le ragazze non sono da meno, considerato che lo 0,7% accende la prima sigaretta a 11 anni, l'11,9% a 12, il 17,8% a 13, il 32,6% a 14, il 20% a 15, il 9,6% a 16 e il 4,4% a 17 anni.

Che il tabacco faccia male alla salute lo sanno bene anche i ragazzini (oltre il 98% sa che il rischio di incorrere in un tumore al polmone è molto alto), ma ciò che probabilmente molti di noi ignorano è che la differenza tra chi fuma e chi non fuma non la si vede soltanto confrontando le rispettive radiografie, ma anche - più semplicemente - mettendo a confronto le pagelle scolastiche. Nei ragazzini che frequentano la terza media, nel confronto tra chi ha un rendimento scolastico insufficiente e chi invece ce l'ha dal sufficiente in su, la percentuale dei non fumatori è sensibilmente più bassa rispetto a quella dei fumatori: il 3% contro l'11,5%.

Più o meno analogo il rapporto tra i ragazzi della seconda superiore - il 4,9% contro il 12,4% - e tra chi ormai frequenta l'ultimo anno delle scuole superiori, 3,9% contro l'8,7%. Ma la differenza tra chi fuma e chi non fuma emerge anche dalla «paghetta» settimanale a disposizione: in terza media chi non fuma può contare su un «budget» di 15,5 euro, chi fuma, invece, su un portafogli di 30,8 euro. In seconda superiore chi non fuma può contare su una «rendita» di 27,1 euro alla settimana contro i 47,8 euro di chi fuma, mentre in quinta superiore chi non deve acquistare le sigarette può contare su 46,4 euro, chi invece frequenta il tabaccaio incassa da mamma e papa 65,4 euro.

Questi dati confermano che nel nostro Paese manca la voglia di mettere fine all'uso del tabacco, soprattutto tra i giovani. E di fronte a questa tolleranza della società, le istituzioni sanitarie sono impotenti. È comunque necessario anticipare sensibilmente l'opera di prevenzione nei confronti delle giovani generazioni: ormai non ha più senso «insegnare» la prevenzione ai ragazzi delle scuole medie e delle superiori, perché in quella fascia di età è già più opportuno parlare di processi di disassuefazione. Al contrario, l'intervento preventivo va anticipato alle scuole elementari, sperando di riuscire a fare breccia in chi non è ancora stato «contagiato» dal vizio della sigaretta.

Certo è che il fumo da sigaretta è una delle principali cause di tumore: il 30% di tutti tumori che ogni anno si registrano nella Bergamasca è attribuibile al fumo, mentre l'80% dei tumori che colpiscono i polmoni è provocato dal fumo di sigaretta. Nel 2005, i decessi per tumore nella nostra provincia sono stati 2.991, 593 dei quali per tumore del polmone: la totale eliminazione del consumo di fumo porterebbe la mortalità in provincia di Bergamo a variare in maniera significativa, passando cioè da 593 decessi per tumore polmonare a 118. Forse, prima di accendere una sigaretta, faremmo meglio a pensarci un po'.

Del resto basterebbe conoscere come cambia la qualità dell'aria in un ambiente chiuso dopo aver fumato una sigaretta per capire senza troppa difficoltà a quali rischi vanno incontro i nostri polmoni. In una stanza, dopo aver fumato una sigaretta, i livelli di polveri sottili, il famigerato Pm10, salgono a 400 microgrammi per metro cubo, dieci volte cioè i limiti di tollerabilità stabiliti dalla legge per l'aria che respiriamo. Ma in auto la situazione peggiora drasticamente: i microgrammi per metro cubo arrivano infatti ad essere compresi tra i 700 e i 1.200 per arrivare, in alcuni casi, a toccare anche i 5.000!

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