Cronaca / Bergamo Città
Lunedì 03 Febbraio 2014
La povertà estrema in Lombardia
A rischio la montagna bergamasca
Il fenomeno della povertà estrema si annida maggiormente nell’area metropolitana milanese, nella piattaforma alpina - tra le Province di Brescia e Bergamo - e nell’asse padano e lungo l’asse del Sempione (province di Pavia e Varese).
Cresce la povertà nelle aree metropolitane e il concetto non è più associabile, come in passato, a quello di territorio svantaggiato. Molti Comuni, infatti, considerati svantaggiati perché situati in aree montane e comunque lontane dal centro,sono stati superati, quanto a presenza di povertà, dai capoluoghi di Provincia.
Cambia dunque la distribuzione territoriale delle nuove forme di marginalità ed esclusione sociale che appaiono sempre più connesse ai grandi centri abitati e colpiscono il ceto medio caratterizzato da crescente vulnerabilità e insicurezza sociale (crisi del lavoro e della famiglia).
Il fenomeno della povertà estrema si annida maggiormente nell’area metropolitana milanese, nella piattaforma alpina (tra le Province di Brescia e Bergamo) e nell’asse padano e lungo l’asse del Sempione (province di Pavia e Varese).
«Assistiamo – ha spiegato la Vicepresidente del Consiglio Sara Valmaggi – a un fenomeno di urbanizzazione delle povertà per la quale diventa complice la crisi delle famiglie e del mondo del lavoro. La famiglia diventa soggetto debole. Negli ultimi 20 anni il numero di componenti familiari è sceso da 2,7 a 2,4% e 12 milioni di italiani sono single o monogenitori. A Milano in particolare il 10,3% della popolazione (pari a 135.000 individui) vive nella povertà. Concause sono la perdita di lavoro e la situazione familiare: in città il 21% sono famiglie monogenitoriali».
Se la povertà a Milano aumenta, questa situazione non riguarda più tanto e solo gli stranieri (nel 2011 erano il 74,5%) ma sale il numero di italiani che ne soffre: si tratta di persone che lavorano nel cosiddetto terziario basso (pulizie, manutenzione, assistenza a persone anziane ecc). Perdita di lavoro e difficoltà a ricollocarsi oltre i 45 anni, situazione abitativa precaria, maltrattamenti domestici, usura, anziani soli, minori con difficoltà scolastiche sono i fattori scatenanti la marginalità sociale.
Secondo i dati dell’osservatorio regionale sull’esclusione sociale 9 capoluoghi su 12 hanno un tasso di povertà materiale al di sopra del 5% (calcolato sulla base del numero di persone che si rivolgono a enti assietnziali) A guidare la classifica Varese, col 10,9%, seguita da Milano (10,3) e Cremona e Pavia rispettivamente al 9,3 e 9,1%. E proprio nell’Oltrepo’ Pavese e nell’area del cremonese si concentra il fenomeno della marginalità demografica, ossia dell’invecchiamento della popolazione (2 anziani ogni giovane) con conseguente spopolamento del territorio. Nel triennio 2009-2011 i comuni interessati sono passati da 96 a 137 e la popolazione coinvolta è aumentata di 30.000 unità.
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