Cronaca / Bergamo Città
Venerdì 01 Agosto 2014
«La nuova governance di Uniacque
è un primo segnale di cambiamento»
Il Comitato Acqua bene comune interviene sulle novità al vertice di Uniacque: «Raggiunto il primo obiettivoo: creare una chiara discontinuità con la recente gestione del Sistema idrico integrato, in quanto non all’altezza degli obiettivi»
«Martedì 29 giugno i sindaci dei Comuni-Soci di Uniacque hanno deciso per un chiaro segnale di cambiamento nella governance della loro Società, aprendo un nuovo capitolo con la sostituzione pressoché integrale dei componenti degli organi societari Il nostro Comitato può quindi affermare di aver così raggiunto il primo obiettivo che si era posto, creare una chiara discontinuità con la recente gestione del Sistema idrico integrato bergamasco, in quanto non all’altezza degli obiettivi da raggiungere e non in sintonia con le necessità dei cittadini e dei territori» commenta il Comitato Acqua bene comune. Martedì scorso è stato eletto il nuovo Cda, presieduto da Paolo Franco che prende il posto di Gianni D’Aloia.
«Dopo un lungo lavoro, che aveva come obbiettivo prioritario quello di informare sui reali contenuti e risultati di questi tre anni di gestione, le analisi su quanto successo e le proposte di cosa fare in futuro sono diventate un progetto condiviso e quindi votato a larghissima maggioranza dai Soci in assemblea».
«Il risultato che insieme abbiamo ottenuto ha una dimensione e una portata di assoluto rilievo, in maniera del tutto inusuale e originale una volontà popolare, libera e trasversale alle varie appartenenze politiche, ha contribuito in maniera determinante a costruire importanti cambiamenti che riguardano il vivere quotidiano di tutti i nostri cittadini. L’esito positivo del nostro impegno era tutt’altro che scontato, le resistenze, le diffidenze e gli interessi da superare erano tanti, forti e ben radicati e in considerazione di ciò oggi possiamo guardare con soddisfazione a quanto realizzato e guardare al futuro di Uniacque con giustificata fiducia», rileva il Comitato.
Ma accanto alla «legittima soddisfazione rimane tuttavia il rammarico di come non tutti i sindaci e i partiti abbiano voluto partecipare al progetto di cambiamento proposto, tale rifiuto è sicuramente in gran parte imputabile alle scorie prodotte dalla politica dei personalismi, delle contrapposizioni e delle conflittualità: sarà nostro preciso impegno fare tutto quanto necessario per superare le diffidenze e i malintesi che purtroppo oggi non hanno consentito una più larga condivisione del progetto».
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