Cronaca
Sabato 28 Maggio 2005
La Messa del Vescovo al santuario di Stezzano per la giornata della riconoscenza della Abb-Sace
Il santuario della Madonna dei Campi a Stezzano ha fatto da sfondo all’annuale giornata della riconoscenza dell’Abb Sace verso i dipendenti che hanno raggiunto un traguardo significativo di anzianità nelle aziende del gruppo. Quest’anno la Messa di ringraziamento è stata presieduta dal vescovo di Bergamo Roberto Amadei il cui fratello, in passato, è stato dipendente della società.«La società non ci cade addosso - ha affermato monsignor Roberto Amadei - ma la sua costruzione dipende anche dal nostro mattone. Oggi è urgente riscoprire la responsabilità personale e il senso della gratitudine. Uno degli errori più gravi del nostro tempo è pensare che la stagione più importante della vita sia quella che produce. No, anche quando si termina di lavorare, si possono scrivere pagine di solidarietà e di speranza per tutti».
Erano presenti oltre cento persone, fra cui Ugo Botti e Giandomenico Rivetti, rispettivamente direttori delle sedi di Bergamo e Dalmine.
E ringraziando per l’invito monnsigbnor Roberto Amadei ha sottolineato: «Insieme, vogliamo dire grazie al Signore che ci ha chiamato alla vita, che non è camminare verso la polvere del cimitero, ma verso l’abbraccio eterno del Signore. L’Eucaristia non ricorda un illustre defunto, ma Cristo Risorto, il vivente per eccellenza. Diciamo grazie anche ai genitori, che ci hanno aiutato a crescere. Solitamente parliamo molto di diritti e poco di doveri. Nelle persone vediamo soltanto quello che non ci danno, mentre fatichiamo a ringraziare per quello che ci donano ogni giorno. Impariamo da Maria a stare nella vita col senso della gratitudine, che è uno dei bisogni più urgenti della nostra società».
Poi ha rivolto il pensiero e la preghiera al mondo del lavoro «Preghiamo perché esca dalla crisi. Preghiamo perché non si pensi soltanto alla propria sfera lavorativa, ma a essere solidali con tutto il mondo del lavoro. Impariamo anche a guardare a chi sta peggio di noi, che è la maggioranza delle nazioni del pianeta, altrimenti vivremo sì nel benessere, ma col cuore indurito, che è una delle povertà più gravi»
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