Cronaca
Domenica 07 Maggio 2017
La laurea non è più garanzia di impiego
Dopo tre anni solo uno su due lavora
Con il 57,7% l’Italia è al penultimo posto nell’Ue, davanti soltanto alla Grecia. Situazione ancora più difficile per i diplomati: la percentuale di chi lavora è del 40,4%.
Il lavoro per i giovani italiani resta un miraggio anche se si ha in tasca una laurea: nel 2016 – secondo gli ultimi dati pubblicati dall’Eurostat – risultava occupato entro tre anni dalla laurea solo il 57,7% dei «dottori», un dato in netto miglioramento rispetto al 49,6% del 2014 e il 53,5% del 2015 ma ancora molto lontano dalla media Ue che per coloro che hanno terminato l’educazione terziaria sfiora l’80,7%.
L’Italia è penultima nella graduatoria dei Paesi per percentuali di giovani occupati entro tre anni dalla laurea con un dato migliore solo della Grecia, mentre Malta guida la classifica (96%), seguita dalla Germania con il 92,6%. Se invece si guarda all’occupazione dei laureati tra il periodo che intercorre da uno a tre anni dalla laurea (lasciando fuori quindi il primo periodo che segue la tesi), la percentuale sale dal 57,5% del 2015 al 61,3% nel 2016.
Analizzando i dati su coloro che invece hanno ottenuto solo il diploma la situazione appare ancora più difficile, anche se in miglioramento rispetto al picco negativo del 2014. Entro tre anni dal diploma di scuola superiore, in Italia nel 2016 lavorava il 40,4% dei giovani a fronte del 35,9% del 2015 e del 32,2% del 2014, ma la distanza con la media europea resta abissale (68,2% l’Ue a 28, con la Germania che raggiunge l’86,4%).
Il dato è ancora peggiore se l’educazione superiore è solo «generale» (26,2% al lavoro in Italia entro tre anni), mentre quella tecnica è al 43,5% (90,1% in Germania, 71,5% in Ue). Per i diplomati gli anni di crisi in Italia hanno rappresentato una débâcle con oltre 15 punti persi (la percentuale nel 2007 era al 55,9%) a fronte di appena 3,6 punti di calo di media nell’Ue a 28. Peggio dell’Italia sui diplomati fa solo la Grecia (28% occupati a tre anni dal titolo), mentre la Spagna raggiunge il 51,7%.
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