La Finanza scopre una frode fiscale
Irregolarità per oltre 42 milioni

Il Nucleo di Polizia Tributaria di Bergamo ha portato alla luce un’ingente frode fiscale e contributiva realizzata da un sodalizio criminale che operava tra la provincia di Bergamo e quella di Milano. La frode è stata realizzata attraverso la creazione di una fitta rete di società cooperative del lavoro e due consorzi, soggetti che cambiavano continuamente sede e ragione sociale e che, dopo brevi periodi di attività, venivano posti in liquidazione. Le irregolarità constatate ammontano ad oltre a 42 milioni di euro. In particolare, gli ideatori della frode hanno distratto risorse finanziarie per complessivi 15 milioni di euro che le cooperative, per conto di circa 500 soci lavoratori, avrebbero dovuto versare nelle casse dell’Erario e degli istituti previdenziali ed assistenziali. L’attività svolta dalle Fiamme Gialle ha permesso di descrivere le complesse modalità operative dell’organizzazione criminale: il gruppo di cooperative, che forniva prestazioni di facchinaggio e manodopera generica in tutto il territorio lombardo, era diretto dalla società INTESA S.p.a., che si occupava di fatto della gestione dei rapporti commerciali con clienti e fornitori e, attraverso i due consorzi COGES e COSIM, assegnava per l’esecuzione gli appalti vinti alle cooperative affiliate.
Dalle indagini è emerso che ai circa 500 soci lavoratori (tra l’altro quasi tutti assunti regolarmente) veniva regolarmente corrisposto lo stipendio, ma le somme destinate alla casse erariali ed alla previdenza sociale venivano distratte prima che le stesse confluissero nei conti correnti delle cooperative. Tali importi transitavano invece su rapporti bancari personali degli indagati o venivano utilizzati dagli stessi per l’acquisto di beni di lusso, consentendo un elevatissimo tenore di vita a dispetto di redditi dichiarati quasi nulli.
Le indagini, durate a lungo, hanno inoltre consentito di individuare un subdolo meccanismo di «scatole cinesi» attraverso il quale altri soggetti collegati al sodalizio criminale hanno reinvestito parte dei capitali provenienti dagli illeciti commessi: le somme confluivano infatti nell’immobiliare INVIM S.r.l. di Milano, partecipata da una società lussemburghese attraverso una società fiduciaria italiana.
Al termine dell’attività investigativa sono state denunciate 29 persone - che hanno partecipato a vario titolo nell’organizzazione criminale - per associazione per delinquere finalizzata all’appropriazione indebita, frode fiscale, riciclaggio ed abusiva intermediazione di manodopera prevista dalla Legge Biagi.
Il pacchetto azionario ed i conti correnti della INVIM S.r.l. sono stati sottoposti a sequestro preventivo unitamente ad un immobile di pregio del valore di circa 1 milione di euro riconducibile agli indagati.

(10/07/2007)

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