La facoltà di Ingegneria si tinge di rosa

La facoltà di Ingegneria si tinge di rosaLe ragazze sono il 30 per cento degli iscritti al corso, in forte crescita rispetto all’anno passato Anche a Economia aumentano le studentesse, continuano a prevalere nelle materie umanistiche

Le donne sono sempre più «tecnologiche» e stanno affrontando la scalata alla facoltà di Ingegneria: in Italia costituiscono il 17% degli iscritti e già il 31% degli specializzandi, all’ateneo di Bergamo la presenza delle ragazze si aggira intorno al 30%, già 10 punti in più rispetto all’anno accademico scorso 2002/2003. Mentre la facoltà (anche quella di Economia) oggi, dalle 9 alle 13, apre i cancelli per l’Open day, emerge dunque un dato di grande significato se si pensa che fino a pochi anni fa la presenza maschile si attestava al 99% degli aspiranti ingegneri.

Nulla di strano, secondo il rettore Alberto Castoldi, si viaggia verso l’omologazione, tanto che fra pochi anni potrebbe riassorbirsi il divario tradizionale nelle scelte delle matricole, cioè tra facoltà prettamente maschili e femminili. E a livelli occupazionali, gli chiediamo, i dati indicano un gap delle donne «tecnologiche», colte e qualificate ma troppo poche ai tavoli decisionali. «Non c’è alcun ostracismo verso il mondo femminile, ma i lavori dirigenziali richiedono applicazione completa, alla donna viene addebitata la gestione dell’ambiente familiare, è difficile conciliare carriera e famiglia, questo è un problema sociale - spiega Castoldi -. Il mondo femminile possiede propensione per le materie tecniche e quelle scientifiche, è più motivato e raggiunge prima la laurea, non aspira più solo all’insegnamento ed è consapevole che in questi settori lo sbocco occupazionale è garantito».

In valore assoluto l’ateneo bergamasco è sempre più rosa. Le ragazze stanno risalendo anche nella facoltà di Economia (il 50%); l’esercito rosa resta comunque predominante nelle nostre facoltà umanistiche, rappresentando 7 iscritti su dieci a Lingue, come a Lettere e Filosofia, da quest’anno accademico ampliata con l’introduzione del corso di scienze e tecniche psicologiche: «È l’unico corso a numero chiuso obbligatorio e quest’anno registravamo circa 650 aspiranti per 300 posti - precisa il docente Walter Fornasa, che si occupa anche dell’orientamento -. Sono cresciuti anche gli altri due corsi di laurea triennali della facoltà, cioè Lettere e Scienze dell’educazione che da solo ha raccolto 650 matricole».

Le matricole dunque sono sempre più rosa e in valori assoluti preferiscono le facoltà umanistiche. È quanto emerge anche da un sondaggio sulle scelte universitarie di 2.365 studenti (di cui 2.127 lombardi) provenienti da 38 province italiane, 178 gli studenti bergamaschi. L’analisi è stata redatta dalla Fondazione Rui in occasione della XV edizione della Giornata di orientamento universitario (Gou 2004), cioè il «Matricola day». Dal campione, formato da 733 ragazzi e 1.347 ragazze, è emerso che rispetto al 2003 è confermato il boom degli umanisti (dal 25,3 al 26,3%); in crescita anche medicina (dall’11,6 a 12,7%), economia e statistica (dall’8,7 al 9,4) e ingegneria (dall’8 all’8,5%). In forte calo soprattutto scienze politiche e scienze naturali.

In Italia da qualche anno ci sono troppo pochi laureati nelle materie tecnico-scientifiche come fisica, chimica, biologia, matematica, con l’eccezione di ingegneria, che del gruppo è l’unica presente all’Università di Bergamo. A soffrire delle aule vuote delle scienze è l’intera Europa, anche se in Italia, dove ciò si somma a diversi fattori come l’esiguità dei finanziamenti per la ricerca scientifica, ha effetti particolarmente gravi. Commenta Alberto Castoldi: «Quelle italiane sono per il 90 per cento piccole e medie industrie che investono poco in ricerca, così non ci sono posti interessanti e i cervelli migliori fuggono negli Usa: prendiamo un ingegnere, da noi dopo cinque anni percepisce ancora mille euro al mese. Questo però è un problema collettivo, in crisi è il mondo produttivo europeo».

(03/04/2004)

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