La chiusura dell’Anno della Fede
«Si vive nel segno della paura»

«Il nostro tempo vive sotto il segno della paura, sofferta e drammatica, del fallimento: in famiglia, nei rapporti familiari e nel lavoro. Anche il lavoro che sembra sicuro è esposto al fallimento personale». Così il vescovo Beschi alla Messa di chiusura dell’Anno della fede.

«Il nostro tempo vive sotto il segno della paura, sofferta e drammatica, del fallimento: in famiglia, nei rapporti familiari e nel lavoro. Anche il lavoro che sembra sicuro è esposto al fallimento personale».

«Oggi il credente deve mettersi speditamente sulle orme del Salvatore per offrire a tutti gli uomini un cammino di speranza e gioia». Sono le parole del vescovo Francesco Beschi, che domenica mattina, in Cattedrale, ha presieduto la solenne Concelebrazione eucaristica diocesana in chiusura dell’Anno della fede.

Presente anche un folto gruppo di Confraternite bergamasche, giunte in Duomo dopo un cammino di fraternità nelle vie del centro storico. All’inizio della Messa, percorrendo la navata, il vescovo ha benedetto i fedeli.

«L’Anno della fede è stato un ripercorrere di nuovo e con entusiasmo il pellegrinaggio della fede iniziato il giorno del Battesimo. Ci siamo lasciati guidare dalla schiera di tutti i Santi e Beati della nostra terra», ha detto il vescovo, citando in particolare i tre Beati bergamaschi proclamati quest’anno (fra Bartolomeo Dalmasone, don Luca Passi e fra Tommaso da Olera) e il Beato Papa Giovanni, che sarà canonizzato il 27 aprile del prossimo anno.

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