«La caserma della Finanza è un corridoio»

«In tanti anni di carriera non ho mai visto una caserma ospitata in un corridoio e priva di un ingresso indipendente». Poche parole per fotografare il comando provinciale della Guardia di finanza di Bergamo in via Partigiani (nel complesso degli Uffici statali). Poche parole, ma pesanti perché a pronunciarle è il colonnello Maurizio d’Andrea, da pochi mesi ai vertici delle Fiamme gialle bergamasche («Che sono altro rispetto all’Accademia», sottolinea).

Il problema dell’inadeguatezza degli spazi a disposizione delle Fiamme gialle è sul tappeto da anni, ma ora una soluzione è a portata di mano. Già, perché al comando provinciale della Finanza è stata assegnata la caserma Montelungo – rimasta vuota dopo lo scioglimento della «Legnano» – dove poter riunire sia gli uffici di via Partigiani che la compagnia ospitata nella caserma Val Brembana di via Cassina. Ma sul complesso di via San Giovanni da almeno dieci anni ha messo gli occhi il Comune per farne un polo culturale. Palazzo Frizzoni (ai tempi della giunta Veneziani) aveva proposto alla Finanza di rinunciare alla Montelungo e, in cambio, di usare la Li Gobbi. Un cambio vantaggioso perché sul complesso di via San Giovanni, a differenza della caserma di via Suardi, grava il vincolo della Sovrintendenza. Nessuna obiezione dalle Fiamme gialle, ma non dalla Sovrintendenza ai beni archeologici che nella Li Gobbi da tempo ha sistemato alcuni reperti e un ufficio. Si sono innescate trattative a non finire concluse con la proposta di trasferire reperti e ufficio alla «Galgario». L’11 dicembre 2003 ennesima riunione per la sigla dell’ennesimo protocollo, ma la Sovrintendenza ha preso tempo riservandosi di dare risposta via fax. Un fax atteso per mesi.

«Il fax – afferma il colonnello d’Andrea – dovrebbe essere arrivato. Ancora, però, non ho notizie ufficiali». Si ferma un attimo, poi aggiunge: «Credo che a Bergamo a livello istituzionale ci si dovrebbe parlare un po’ di più». Ma subito torna alla carica sul problema che gli sta a cuore: «Abbiamo bisogno di una caserma, quella che abbiamo in via Partigiani non è una caserma. Dalla porta carraia può passare chiunque perché dà accesso al cortile degli Uffici statali. Potremmo chiuderla, ma se lo facciamo ogni volta il pesante portone fa un fracasso infernale e disturba il vicinato che ha ragione di lamentarsi. Potremmo fare dei controlli per verificare i "pass", ma in pochi minuti creeremmo un ingorgo».

E per risolvere l’annosa questione il comandante non si è risparmiato: «Ho incontrato tutti, dal prefetto che ha dimostrato interesse al problema, ai vertici amministrativi e a tutti ho esposto la situazione: non mi sono risparmiato. Magari avrò scocciato. Non voglio una caserma più bella di quella dei carabinieri o una sede migliore della questura, ne chiedo una uguale. Mettiamoci intorno a un tavolo e ragioniamo, ma troviamo la soluzione. Noi non abbiamo alcuna pregiudiziale per trasferirci alla Li Gobbi e nemmeno vogliamo creare ostacoli all’uso della Montelungo, però un intervento si impone. Non si può aspettare oltre».

Il colonnello aggiunge una precisazione: «Per i tempi burocratici necessari io non usufruirò della nuova sede, quello che sto facendo è per il Corpo: per i finanzieri che lavorano al comando di Bergamo che ormai sono rassegnati a questa situazione».

Intanto il comando di via Partigiani è strangolato negli spazi: «Ci verrà data parte del terzo piano degli Uffici statali: come soluzione transitoria può andar bene, ma non per quella definitiva. Cosa chiedo? La "par condicio" con le altre forze dell’ordine. Credo che ci sia dovuta».

(16/10/2004)

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