La bella storia di Nabil Ryah, 29 anni
primo avvocato marocchino di Bergamo

Il linguaggio è forbito, la cravatta impeccabile, la riservatezza e la prosa sorvegliata sono quelle di un avvocato navigato, anche se lui avvocato lo è da sole due settimane.

«Ho giurato il 6 ottobre», dice. E da quel giorno il foro di Bergamo ha il primo legale di origini marocchine. «La prego, non mi tratti come la donna barbuta del Circo Barnum», si raccomanda Nabil Ryah, 29 anni, di Treviglio. Tocca rassicurarlo che non è una questione di folclore, ma che la sua storia interessa come esempio di sacrificio e integrazione.

Perché, oltre che utile a sfatare l’equazione razzistica «marocchino uguale spacciatore», è davvero bella la storia che questo ragazzo ha alle spalle. La sua famiglia è di Fkih Ben Salah, a 200 chilometri da Casablanca. È da qui che il padre di Nabil nei primi anni ’80 parte per l’Italia in cerca di fortuna. «Ha trovato un posto come operaio prima a Vicenza e poi a Treviglio - racconta il giovane legale -. Nel 1998 l’abbiamo raggiunto noi».

«Noi» sono la moglie, Nabil e altri tre fratelli. Altri due ne nasceranno in Italia, per un totale di sei figli e una famiglia ad alto tasso di istruzione. «Mio fratello Mohamed si è laureato mercoledì scorso in Giurisprudenza a Bergamo; Mustafà ha la laurea triennale in Ingegneria a Dalmine e sta facendo la specializzazione; Hamza sta studiando Giurisprudenza, sempre a Bergamo. Tutti lavorano per mantenersi agli studi, così come avevo fatto io», puntualizza l’avvocato.

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