Italiani senza lavoro e stranieri regolari
Ecco chi chiede aiuto in via Gavazzeni

Oltre 2.017 persone hanno varcato nel 2013 la «Porta dei cocci», chiedendo aiuto al Centro di primo ascolto e coinvolgimento diocesano di via Gavazzeni.

I numeri, raccolti nel Bilancio sociale recentemente pubblicato, dicono che lo scorso anno si è raggiunto il numero più alto in assoluto da quando è aperto il Cpac con 503 italiani e 1.514 stranieri. Ben 421 persone hanno avvicinato il Centro nell’ambito del servizio Fondo famiglia lavoro a causa della crisi economica con un significativo aumento di italiani .

Negli oltre 35 anni di attività i bisogni espressi dalle persone sono molto cambiati ed ad essi si sono adeguate le modalità di intervento. Ciò che è rimasto costante è il principio di fondo: «Si è sempre cercato di mettere al centro le persone, di essere luogo di ascolto, di non dimenticare che tutti hanno una storia alle spalle, magari di fatica, ma che deve essere capita», sottolinea Massimo Zanini, operatore «storico» del servizio nato nel 1977 per iniziativa della Caritas bergamasca per dare ascolto e risposta a molte.

Negli ultimi anni la realtà è diventata estremamente complessa con il disagio legato alla malattia psichica, alla irregolarità degli stranieri. E poi c’è il problema dell’alcolismo. Con la crisi economica il lavoro è diventato più duro anche per gli operatori.

Un grande lavoro viene compiuto dai centri ascolto parrocchiali. Le parrocchie, interrogate dal perdurare della crisi, stanno elaborando progetti interessanti: «Ormai si parla solo di tagli. Se ci si rivolge agli amministratori la prima considerazione riguarda la riduzione delle risorse – commenta don Claudio Visconti, direttore della Caritas diocesana –. In questo difficile scenario le parrocchie stanno svolgendo un grande lavoro di supporto a chi ha bisogno, cercando risposte che non siano solo assistenziali».

Nel dato delle persone avvicinate nel 2013, 421 sono capifamiglia che hanno perso il lavoro (erano circa 200 l’anno precedente) e per i quali Caritas ha cercato di attivare uno specifico percorso di aiuto collegato al servizio del Fondo famiglia lavoro (nel 2013 ha avvicinato complessivamente 890 persone). Anche per quanto riguarda gli stranieri i dati evidenziano che la situazione di debolezza deriva dalla perdita del lavoro. Nel 2008 il 53% di persone straniere era regolare. Questa percentuale è salita a oltre il 70% già dal 2010.

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