L’influenza c’è ma quest’anno si vede e si sente poco: a tutt’oggi, in Italia, fa segnare un incidenza di quasi 7 casi ogni 1.000 abitanti, meno della metà rispetto ai picchi registrati nelle vere epidemie influenzali del 2003 e del 2004, e nella Bergamasca la presenza del virus dell’influenza è ancora più bassa ed è difficile credere che possa «esplodere» nelle prossime settimane.
Secondo Claudio Arici, medico dell’Unità operativa di Malattie infettive degli Ospedali Riuniti il virus dell’influenza sta facendo danni davvero modesti rispetto alle epidemie influenzali di qualche anno fa. Quella di quest’anno è una forma influenzale poco virulenta, non in grado di rappresentare un problema vero quasi per nessuno, presumibilmente destinata a rimanere tale anche nelle prossime settimane.
Il «merito» di questa scarsa incidenza dell’influenza secondo gli esperti va attribuito soprattutto alla buona copertura vaccinale che l’Asl ha garantito anche per quest’anno su tutto il territorio, in particolare per quel che riguarda la popolazione al di sopra dei 65 anni d’età (per la quale ha utilizzato oltre 172 mila dosi). Inoltre bisogna registrare che il virus di quest’anno non è poi tanto diverso da quello dell’inverno scorso, quando gli italiani nel loro complesso erano corsi in massa a vaccinarsi dopo che i media avevano creato la psicosi dell’influenza dei polli. Il virus, dunque, ha trovato sulla sua strada forme di resistenza più difficili da abbattere, non avendo così grandi possibilità di fare danni.
Molto diffuse in questi primi venti giorni di febbraio, soprattutto nelle scuole (dagli asili nidi alle medie) le forme gastrointestinali, quelle cioè che – con o senza febbre –, hanno colpito lo stomaco (provocando vomito) e l’intestino (causando dissenteria).
(17/02/2007)
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