Cronaca
Giovedì 30 Giugno 2005
Inflazione in calo anche a Bergamo Consumatori e commercianti non ci stanno
Secondo l’Istat l’inflazione è calata nel mese di giugno all’1,8% e i prezzi su base mensile sono rimasti invariati. Anche a Bergamo i prezzi al consumo nell’ultimo mese sono rimasti fermi. Una frenata che non succedeva dal gennaio scorso e che conferma il trend in discesa. Ma le rilevazioni per le categorie del commercio sono un segnale di crisi, per i consumatori invece non sarebbero attendibili.
Ancora all’ingiù il tasso tendenziale (anno su anno) che segnala un +1,6%, con una riduzione dello 0,2% rispetto a trenta giorni fa, sotto la media nazionale dell’1,8% - che ripete il valore italiano del settembre ’99, ad oggi il più basso - e ai livelli di Brescia (1,5%).
Dei vari capitoli considerati ben sei sono con variazione nulla: bevande alcoliche e tabacchi, abbigliamento e calzature, mobili e articoli per la casa, servizi sanitari e altri beni (esempio: cura della persona). Il calo più significativo è quello delle comunicazioni (-0,4%), mentre con segno positivo figurano i generi alimentari (+0,1%), i trasporti (+0,1%) e i servizi ricettivi e di ristorazione (+0,1%). Rincarano i prodotti legati al turismo e la frutta, scendono l’elettronica, i prodotti ittici, le carni bianche e i carburanti.
Sui carburanti precisa Giacomo Iannucci, responsabile dell’ufficio statistica di Palafrizzoni: «Il gasolio auto e la benzina verde figurano in diminuzione. Ma questo dipende dal metodo di rilevazione, che prevede due test - uno il primo giorno del mese e uno il 15° -, di cui si fa la media, minore rispetto al mese scorso perché gli aumenti forti ci sono stati dal 15 giugno in poi».
Ma Adiconsum e Federconsumatori non ci stanno. Nel mirino finisce anche l’Osservatorio dei prezzi del Comune, mentre anche i commercianti si lamentano. «È tutto fermo - dichiara Claudio Re della Confesercenti - C’è un piccolo segnale positivo delle attività ricettive e di ristorazione, dovuto ai dati dell’agriturismo (+2,2%) e dei camping (+3,1%), che in questo periodo hanno maggiore richiesta e quindi incrementano i prezzi ma che in Bergamasca hanno un peso ridotto. Gli alberghi di città e hinterland già da tempo hanno dovuto ridurre i prezzi medi per la forte concorrenza e il calo della domanda». Per il commercio è crisi.
(30/06/2005)
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