Inchiesta sui carabinieri, i verbali:
«Auto civetta usate come taxi»

Usava le auto di servizio e gli equipaggi come taxi. È l’accusa che è valsa a Vito Cavallo, ex comandante del nucleo operativo radiomobile dei carabinieri di Zogno, un’accusa di peculato all’interno della inchiesta sui presunti favori e favoreggiamenti che vede indagati 21 militari dell’Arma.

Usava le auto di servizio e gli equipaggi come taxi. È l’accusa che è valsa a Vito Cavallo, ex comandante del nucleo operativo radiomobile dei carabinieri di Zogno, un’accusa di peculato all’interno della inchiesta sui presunti favori e favoreggiamenti che vede indagati 21 militari dell’Arma.

Alcuni colleghi, sentiti come testimoni, alla fine ammettono che in qualche occasione il sottufficiale li avrebbe invitati ad accompagnarlo a casa o a farsi prelevare, mentre in alcuni casi avrebbe guidato lui stesso vetture «civetta» per raggiungere la propria abitazione (che, tra l’altro, è fuori dalla giurisdizione della compagnia di Zogno).

Amerigo Cavezza, carabiniere scelto del Norm, pure lui sotto inchiesta, durante un interrogatorio racconta: «Mi è capitato, in una circostanza, di accompagnare con l’auto di servizio il maresciallo Cavallo dalla caserma di Zogno a casa sua. Ricordo che fu egli stesso a chiamarci per farsi accompagnare».

Sulla stessa falsariga le dichiarazioni di un altro indagato, il vicebrigadiere Luca Valsecchi: «Mi è capitato alcune volte di accompagnare, con l’auto di servizio, il maresciallo Cavallo dalla caserma di Zogno a casa sua o di andarlo a prendere a casa per accompagnarlo in caserma. Ho sempre ricevuto le relative disposizioni tramite la centrale operativa. Peraltro, essendo Cavallo mio comandante, era perfettamente a conoscenza del servizio svolto al riguardo. Ho sempre ritenuto che gli ordini impartitimi da Cavallo fossero legittimi e che fosse mio dovere eseguirli».

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