Inchiesta Anas, 31 ordinanze di custodiaCoinvolto il titolare di una ditta di Dalmine

Inchiesta Anas, 31 ordinanze di custodiaCoinvolto il titolare di una ditta di DalmineL’operazione «Robin Hood», condotta dai carabinieri del Nucleo operativo ecologico, nata circa un anno fa da alcune sospette escavazioni in una cava di ghiaia a Pontoglio, nel BrescianoC’è anche un imprenditore bergamasco, titolare di una ditta di Dalmine, tra le trentuno persone - tra dirigenti dell’Anas e imprenditori tirolari di società del Nord Italia - che hanno ricevuto le ordinanze di custodia cautelare, emesse dal Gip di Milano su richiesta del pm Giovanna Ichino, con l’accusa di una serie di reati che vanno dalla corruzione alla turbativa d’asta e alla truffa nel settore delle escavazioni, costruzioni stradali e della relativa impiantistica.È questo il risultato dell’operazione «Robin Hood», condotta dai carabinieri del Nucleo operativo ecologico, nata circa un anno fa da alcune sospette escavazioni in una cava di ghiaia a Pontoglio, nel Bresciano. I militari avevano accertato che era stato prodotto alla Regione Lombardia un falso documento dell’ Anas nel quale veniva richiesta la possibilità di estrarre un quantitativo di ghiaia notevolmente superiore a quello effettivamente necessario per un determinato lavoro di manutenzione stradale. Da questo fatto i carabinieri hanno continuato ad indagare fino a ieri, quando hanno bloccato in flagranza di reato due funzionari dell’ Anas mentre ricevevano per motivi relativi ad appalti truccati, una somma di 5 mila euro a testa.Le indagini hanno anche permesso di scoprire un giro di appalti truccati che faceva capo alle società Almar Elettronica di Como e Soimet di Paderno Dugnano, i cui responsabili sono stati arrestati. Perquisizioni sono ancora in corso in particolare ad Ancona, Macerata, Napoli, Forlì, Roma e Palermo, dove è stato arrestato anche un funzionario del compartimento Anas.I carabinieri hanno inoltre spiegato che nel giro truccato di manutenzioni e appalti da loro scoperto, si sarebbero perfino simulate delle frane sulle strade per rendere urgenti degli interventi altrimenti non necessari. Sembra infatti che, secondo le accuse contestate, persone durante la notte si recavano lungo una strada secondaria, magari dove già in passato si erano verificate delle frane vere, per stendere sulla carreggiata dei massi. Poi, come emerso anche da alcune intercettazioni, il responsabile della ditta chiamava il suo referente all’Anas e gli diceva di avere «eseguito l’operazione». La mattina dopo la stessa ditta veniva chiamata ad eseguire un lavoro d’urgenza per la presenza di una frana, saltando così le normali procedure di gara pubblica.

Episodi come questi che non sono però nuovi alle forze dell’ordine: nel dicembre del 2002 i carabinieri avevano infatti già scoperto una truffa simile sulla statale 42. Per quell’episodio un dirigente dell’Anas e il titolare di una impresa edile della provincia di Brescia erano stati accusati anche di truffa.

(12/01/2003)

Su L’Eco di Bergamo del 13/02/2003

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