Cronaca / Valle Imagna
Martedì 18 Febbraio 2014
«In missione con il nostro amore
Saremo insieme ai poveri di Haiti»
Un paio di sandali e una scatola di legno contenente le lettere scritte dagli amici sono gli oggetti che Luca Ferrari e Michela Offredi hanno messo nelle loro valigie. Sono stati consegnati loro prima di partire per l’isola di Haiti.
Un paio di sandali e una scatola di legno contenente le lettere scritte dagli amici sono gli oggetti che Luca Ferrari e Michela Offredi hanno messo nelle loro valigie. Sono stati consegnati loro durante il mandato ricevuto dalla Caritas diocesana prima di partire per un viaggio impegnativo, non solo per la distanza della meta - l’isola di Haiti - e per la durata - due anni - ma soprattutto per i progetti a cui lavoreranno e la realtà in cui si inseriranno.
Luca - 35 anni operaio meccanico di Stezzano - collaborerà alla direzione della scuola professionale intitolata a Papa Giovanni XXIII che la Caritas ha realizzato a Port Au Prince, e che è gestita dai padri Monfortani; a quattro anni dal sisma che ha devastato l’isola, questa scuola edile, inaugurata nell’ottobre scorso, vuole essere un’occasione concreta per dare un futuro ai giovani.
Michela - 28enne giornalista originaria di Berbenno - si occuperà invece per Caritas italiana di comunicazione e di altri progetti a favore di donne e bambini e per creare una rete tra le Caritas dei Paesi del Centro America.
I due giovani hanno entrambi alle spalle esperienze nelle missioni. «Con Giovani per il mondo di Caritas siamo stati - racconta Luca - in tempi diversi in Mozambico, Albania, Kosovo, allo Zen di Palermo, ma si trattava di viaggi estivi. Qualche mese fa ci è arrivata la proposta, inaspettata, da parte di don Claudio Visconti». Una scelta che tocca profondamente la propria vita: «Come coppia e come singoli - evidenza Michela - significa aprire i propri orizzonti per vivere in una realtà diversa». Nessun cambiamento invece per un altro grande passo che Michela e Luca hanno deciso di compiere: «Ci sposeremo ad agosto, durante il nostro primo rientro in Italia».
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