In carcere 12 anni, chiede giustizia
«Ho le prove, mi hanno incastrato»

È passato quasi un quarto di secolo da quella condanna a 12 anni per sequestro di persona, ma lui ancora non molla. Gianfranco Consoli, 63 anni, un passato burrascoso che fin dagli Anni Settanta, era soprannominato la Primula rossa della Val Cavallina.

È passato quasi un quarto di secolo da quella condanna a 12 anni per sequestro di persona, ma lui ancora non molla. E, conoscendolo, probabilmente mai mollerà.

Perché Gianfranco Consoli, 63 anni, un passato burrascoso che fin dagli Anni Settanta lo ha portato dentro e fuori dalle patrie galere (e non solo, si è fatto pure qualche anno in Svizzera, era soprannominato la Primula rossa della Val Cavallina), non è un tipo che si arrende facilmente.

E ora che è un uomo completamente libero e che ha pagato tutti i suoi conti in sospeso con la legge, è lui a pretendere giustizia dallo Stato. «Perché fui condannato ingiustamente, senza uno straccio di prova, per un sequestro che non ho mai commesso – spiega – quello di Antonia Van der Valk, cittadina olandese, che nel 1982 fu rapita da una banda di italiani che la tenne in ostaggio per due settimane».

Gli italiani, si scoprì poi, erano quasi tutti bergamaschi. Alcuni erano conoscenti di Consoli, che un anno dopo, mentre si trovava in carcere per un’altra condanna, venne interrogato dagli olandesi proprio per quel sequestro. Poi più nulla per cinque anni: nel 1988 Consoli si ritrovò imputato, in Italia, per il rapimento. Saltò fuori che c’erano le sue impronte su una bottiglia di birra trovata nell’appartamento usato dai rapitori.

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