In «bici» contromano è sensato?
Forse a qualcuno è scesa la catena...

La risposta che il direttore del giornale, Giorgio Gandola, ha dato all’Aribi in relazione a «L’Urlo» sui ciclisti contromano pubblicato sabato scorso, non è piaciuta alla sezione bergamasca di Legambiente, che, a sua volta, ha inviato una lettera al giornale. Eccola, seguita dalla replica del direttore.

La risposta che il direttore del nostro giornale, Giorgio Gandola, ha dato alla lettera dell’Associazione per il rilancio della bicicletta-Aribi in relazione a «L’Urlo» sui ciclisti contromano pubblicato sabato scorso, non è piaciuta alla sezione bergamasca di Legambiente, che, a sua volta, ha inviato una lettera al giornale. Eccola, seguita dalla replica del direttore.

Egregio direttore Gandola, abbiamo letto sia il suo «Urlo» che la sua controreplica alla, secondo noi, giusta replica di Aribi- Fiab. Lo diciamo subito: il tono dei suoi testi ci ha infastidito. Ci urta la sua disinformazione sul tema della ciclabilità urbana. Lei non è una persona qualsiasi senza gli strumenti per documentarsi e contestualizzare, Lei è il direttore di uno dei giornali locali più letti d’Italia.

Lei ha il potere di formare opinioni come poche persone. Se lei veicola opinioni sulla base di informazioni errate, di convinzioni non supportate da dati, lei non esprime soltanto il suo pensiero: lei fa dei danni e manca al suo dovere di giornalista. Ci permetta di segnalarle che continuare ad additare come esempi l’Olanda e i Paesi nordici senza saper guardare quanto di buono accade intorno a noi è provincialistico e svilente.

Potremmo portarla a visitare posti «nordici», Varese, San Donato Milanese, Mestre, Parma, o Reggio Emilia per verificare come funziona in queste località l’applicazione di sperimentazioni ciclosostenibili. Provi, direttore, ad informarsi su ciò che hanno fatto queste città, poi se le avanza tempo indaghi su quanto fatto in città come Siviglia, che adottando le soluzioni da lei tanto criticate è riuscita a mettere in bici una città che prima nemmeno sapeva quante ruote avesse questo mezzo. Si informi anche su quello che di fatto stanno chiedendo i sindaci sensibili al tema della ciclabilità, si informi sulle iniziative che hanno già avuto successo, anche in fatto di «contromano» e si accorgerà che la sensatezza delle sue perplessità si scioglierà come ghiaccio al sole d’estate. Si informi direttore, ne guadagneremo tutti.

Nicola Cremaschi - Legambiente Bergamo

Signor Cremaschi, credo che le sia scesa la catena. Secondo lei sono disinformato, manco ai miei doveri professionali, sono un esempio di provincialismo svilente, in definitiva faccio dei danni e lei mi manda a fare un giro (a San Donato Milanese o a Siviglia). Chi non si era soffermato sulla ciclo-polemica si domanderà se, per meritare tutto questo, ho chiesto il prosciugamento del Brembo per farci un’autostrada o la retrocessione d’ufficio dell’Atalanta. Vorrei rassicurare i lettori circa la mia salute mentale: ho semplicemente scritto che il disegno di legge per il nuovo codice della strada contiene la possibilità che i ciclisti percorrano contromano le strade delle zone 30. E ho aggiunto che mi pare un azzardo, rischioso per la loro incolumità. Articolo legittimo, legittimamente contestato dall’associazione per il rilancio della bicicletta (Aribi), che ha dato il via a un colorito e costruttivo dibattito sul giornale e sul web.

Alle posizioni in campo lei, signor Cremaschi, non aggiunge nulla. Se non insulti gratuiti, purtroppo per lei pronunciati con il tono da automobilista col cric sotto il sedile. Mi spiace doverle ricordare che questo giornale non ha bisogno della patente per parlare di ecologia. Le rinfresco la memoria sul lavoro degli ultimi mesi: inchieste e reportage sulle piste ciclabili nella Bergamasca, sul traffico in città con soluzioni che vadano incontro all’ecosostenibilità. Inchieste e reportage a difesa del territorio dall’aggressione del mattone selvaggio e contro l’inquinamento dei nostri fiumi e laghi. Inchieste (scomode, le garantisco) sull’urbanistica e le sue deviazioni persino giudiziarie. Abbiamo lavorato per un anno sul giornale, sul web e in televisione lanciando un format che è un sistema di vita e non per nulla si chiama Ecolab. Dovrebbe saperlo perché a questo progetto, una sera a Bergamo Tv, ha partecipato anche lei. Abbiamo varato un mensile dedicato al mondo green, dal titolo Eco.Bergamo.

Mi spiace che le mie parole la urtino, al contrario certe sue iniziative - che il giornale non dimentica mai di testimoniare con spazi e attenzione - mi trovano favorevole. Ma questo non mi impedisce di intercettare una notizia e di condividerla con i lettori nel rispetto della libertà di opinione, senza fondamentalismi fuori dal tempo. Se questo - che si chiama giornalismo anche a San Donato Milanese e a Siviglia - le dà fastidio, non è certo un problema mio. Buona pedalata contromano.

Giorgio Gandola

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