Cronaca / Bergamo Città
Lunedì 23 Dicembre 2013
Il vescovo alla Messa in ospedale
«Stare vicini a chi è più fragile»
«Trovarci qui a celebrare il Natale è particolarmente simbolico, e da questo grande ospedale, nella sua immensità, voglio allargare un abbraccio a tutti i malati, ai bisognosi, ai più fragili». Parole del vescovo Francesco Beschi.
«Trovarci qui a celebrare il Natale è particolarmente simbolico, e da questo grande ospedale, nella sua immensità, voglio allargare un abbraccio a tutti i malati, ai bisognosi, ai più fragili. Dalle letture che abbiamo ascoltato due nomi ci danno l’essenza del Natale: Emanuele, ovvero Dio con Noi, e Gesù, ovvero Dio salva. Dio con Noi è l’importanza della vicinanza: e che importanza, soprattutto di questi tempi,nei momenti di grande precarietà , di grande fragilità. Stare vicino a chi è fragile significa curare. E curare è dare salvezza».
Così il vescovo di Bergamo, Francesco Beschi, che domenica 22 dicembre ha presieduto la tradizionale Messa di Natale nel nuovo ospedale di Bergamo, ha parlato a decine di medici, infermieri, personale amministrativo, dirigenza dell’ospedale, decine di malati, arrivati dai reparti accompagnati da parenti, seduti nell’hospital street insieme a rappresentanti delle istituzioni locali, con il nuovo prefetto di Bergamo, Francesca Ferrandino, in prima fila a fianco del direttore generale del Papa Giovanni XXIII, Carlo Nicora.
«La salute ha a che fare con la salvezza, che è necessariamente legata alla vicinanza: Dio ha lasciato i cieli per venire vicino a noi e per darci salvezza. Quando parliamo di salute non pensiamo solo alla salute del corpo, ma alla salute di ciascuno di noi nella sua interezza – ha continuato il vescovo –. La cura dell’altro,quindi, è già di per sé salvezza, perché quando si cura ci si dice: facciamo tutto quello che possiamo fare anche se a volte quello che facciamo non garantisce la guarigione, ma è risposta ai bisogni. E qui, in questo ospedale, la risposta è forte non solo perché questa struttura è grande, imponente, moderna, ma perché c’è la storia di donne e uomini che hanno messo la loro competenza, la loro attenzione di cura al servizio del bisogno di salvezza dei più fragili, qui si danno risposte alle attese delle persone».
Al termine dell’Eucarestia il vescovo, accogliendo con gioia i doni realizzati dai bambini della scuola in ospedale, ha poi riservato un fuori programma: ha voluto Livia, la bimba che gli aveva portato i doni, accanto a sé e l’ha abbracciata.
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