Il vescovo al rito delle Ceneri
«Il digiuno alimenta la speranza»

Con il rito dell’imposizione delle Ceneri si è aperto il 18 febbraio il cammino quaresimale. Il vescovo Francesco Beschi ha presieduto la celebrazione eucaristica in cattedrale.

È stato il vescovo ausiliare emerito Lino Belotti a porre sul capo di monsignor Beschi le Ceneri, e il vescovo ha compiuto il gesto penitenziale sul capo di monsignor Belotti, del vicario generale monsignor Davide Pelucchi e dei numerosi sacerdoti presenti alla celebrazione. Aprendo l’omelia il vescovo ha sottolineato come l’inizio della Quaresima si collochi, in questo periodo, in un momento storico particolarmente delicato. «Quello attuale è un clima in cui, in modo evidente, si assiste a una diffusa insicurezza. A quella sociale, economica e lavorativa si unisce in queste settimane un’insicurezza determinata dai venti di guerra e dalla violenza del terrorismo che in modo sempre più ravvicinato tocca le nostre percezioni, il nostro modo di vedere le cose, i nostri sentimenti».

Monsignor Beschi ha evidenziato come fra le radici dell’insicurezza vi sia quell’indifferenza che Papa Francesco, nel suo messaggio per la Quaresima di quest’anno, ha definito come «reale tentazione anche per noi cristiani».

«È un’indifferenza pigra e ottusa – ha continuato il vescovo – che abbiamo eretto a difesa dei nostri piccoli o grandi egoismi. Un’indifferenza che paradossalmente ha assunto il volto dell’insicurezza, rischiando di diventare grembo di sentimenti violenti che non pensavamo potessero albergare nel nostro cuore».

Il vescovo ha sottolineato il profondo significato delle azioni del corpo e del cuore che caratterizzano il cammino della Quaresima. «Accanto alla preghiera e alla carità, non manchi il digiuno, soprattutto quello dalle dipendenze piccole e grandi che condizionano la nostra libertà, il digiuno dalle chiacchiere relazionali e mediatiche. Cresca la consapevolezza che il digiuno è capace di alimentare la speranza, mentre l’opulenza arrogante è la madre della disperazione».

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