«L’orrore delle siringhe abbandonate
Bergamo, città che ignora i problemi»

«Il tempo delle pere era finito, ora sembra ricominciare con una marcia in più anche se cerca di nascondersi dietro i numerosi angoli bui della città».

«La stessa città che la mattina si alza per andare a lavorare e decide di ignorare tutto ciò che preclude fermarsi a riflettere per un istante di problemi non propri. Sono rimasto più deluso che sconvolto dal ritrovamento inaspettato di una spropositata quantità di siringhe in zona stazione, nel bel mezzo del parcheggio delle biciclette».

«Deluso dall’indifferenza che ancora empiamente attanaglia il cuore di molte persone pronte a salvare Bergamo da inquinamento, povertà, sfratti, fame, criminalità, ingiustizie e violenza mentre si spostano in città con Suv da 200 g/km di emissioni di Co2, che vivono in grandi case mandando la colf a fare la spesa evitando come peste i discount e si rifugiano circondati da allarmi e sbarre alle finestre».

«Tronfio come un paladino che lotta per una giustizia palesemente utopica mi chiedo come sia possibile che, a fine 2014, una città come la nostra sia così assurdamente confusa e senta ancora il bisogno di scivolare in una droga come l’eroina...chissà quante altre cose non conosco della mia città».

«Me ne chiedo poi il motivo: cosa porta giovani e meno giovani a rovinarsi fino a questo punto? Ho avuto anche io la mia buona fetta di sostanze più o meno pesanti ma poi ad un certo mi sono fermato. Perché? Cosa mi ha fatto dire “adesso basta”? Ma ancor prima, perché ho mai iniziato? Un po’ lo si fa in compagnia, è normale, ma poi scattano motivi più profondi, quelli per cui a volte ci sentiamo soffocare, con la pancia vuota e buia non per fame ma per dolore».

«Forse è la mancanza di uno scopo, di una direzione, forse è la possibilità sfumata di proiettarsi in un futuro più lontano di tre settimane o tre mesi, forse è la paura di appartenere aduna generazione di disoccupati, o la paura del giudizio degli altri o...ci possono essere ancora decine e decine di motivazioni ma nessuna giustifica questo sfacelo».

«Non scrivo questa lettera per portare soluzioni, purtroppo non ne ho (anche se credo basti pensarci bene e qualche rimedio lo si trova...), ma per mettervi sotto gli occhi quel che io non sapevo e magari non sapevate nemmeno voi e per porre una “semplice” riflessione: negli ultimi anni la città è cambiata tanto portando opportunità ed estive occasioni di vita notturna ma i problemi e la solitudine che c’erano 10/15 anni fa sono ancora presenti, non è forse meglio cercare di risolverli prima di crearne altri alzando nuovi muri?».

«Come in ogni percorso quando siamo davanti a un problema dobbiamo affrontarlo e risolverlo, se lo ignoriamo quel problema rimarrà li e più il tempo passerà più sarà complicato risolverlo quindi cerchiamo di guardare la città dritta negli occhi e di sorriderle a volte, non è così difficile».

Charlie Capotorto

© RIPRODUZIONE RISERVATA