Il presidente della Abem, Campana:
«Alleanza con Sacbo ancora valida»

Giuliano Campana: «Non mi sento di mettere in discussione un progetto tutt'ora importante: può ancora starci.La lettera d'intenti firmata con Sacbo è infatti ancora valida. Certo, ora dobbiamo trovarci con la controparte bergamasca e riordinare le idee».

Giuliano Campana, presidente di Abem, interviene sull'ipotesi di accordo tra Save, società che controlla gli aeroporti di Venezia e Treviso, e la Catullo Spa, che a sua volta gestisce gli scali di Verona e di Montichiari. Abem, società che riunisce il mondo economico bresciano, aveva da tempo stretto un accordo con Sacbo per preparare un piano industriale da presentare in un'eventuale gara europea per la concessione di Montichiari, poi assegnata alla società scaligera.

E proprio il Consiglio di amministrazione dell'aeroporto veronese nei giorni scorsi ha espresso parere favorevole alla proposta di Save di entrare come socio al 35 per cento della Catullo, la cui assemblea dei soci si riunirà martedì 27 agosto. Mossa, quella di Venezia, che ha preso in contropiede l'asse Abem-Sacbo, che ora sta studiando le contromosse da attuare e le carte da giocare nell'immediato futuro, in quella che sembra ormai diventata una complicata partita di poker.

Presidente Campana, in caso un accordo con Verona andasse in porto, sareste disposti a rinunciare al ricorso (Abem, come Sacbo, ha presentato un ricorso al Tar di Brescia contro la concessione quarantennale per la gestione dello scalo bresciano, assegnata al Catullo di Verona, ndr)?
«Beh, se si dovesse raggiungere un accordo con Verona, sì, siamo disponibili a ritirarlo. In caso contrario il ricorso va avanti».

La mossa di Venezia ha scompaginato i vostri progetti con Sacbo?
«Settimana prossima devo sentire il presidente Radici al rientro dalle ferie, ma non mi sento di mettere in discussione un progetto tutt'ora importante: può ancora starci, perché no? La lettera d'intenti firmata con Sacbo è infatti ancora valida. Certo, ora dobbiamo trovarci con la controparte bergamasca, sederci attorno a un tavolo e riordinare le idee».

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