Il Passante ferroviario resta chiuso. Corsa contro il tempo per riaprirlo a settembre

Milano. Si annunciano ancora disagi per i pendolari in vista del rientro dalle vacanze. Lo snodo milanese è ancora off limits a causa dell’anomala usura dei binari: ora si pensa di sostituirli.

Corsa contro il tempo per tentare di riaprire il Passante ferroviario di Milano, che risulta chiuso da più di un mese, con disagi che coinvolgono anche i pendolari bergamaschi. Il problema si è presentato il 23 luglio scorso, dopo che decine di convogli avevano registrato un’usura anomala sulle ruote dei treni. I tecnici hanno formulato diverse ipotesi, anche se quella prevalente imputa le cause alle rotaie. Trenord e Rfi non commentano lo stato dell’arte, ma si starebbe pensando alla sostituzione dei binari nel tratto interessato, in modo da ripristinare la normale circolazione del traffico entro i primi giorni di settembre, che coincidono con il ritorno al lavoro di migliaia di pendolari.

Ad agosto il dissequestro

Se da un lato la magistratura ha dissequestrato i binari lo scorso 6 agosto, dall’altro nessuno se l’è sentita di dare l’ok definitivo al ripristino del passaggio di centinaia di treni ogni giorno. Così, i convogli Trenord da più di un mese non passano nella tratta sotterranea tra Milano Bovisa e Porta Vittoria, proprio per colpa di 300 metri di binari che, al momento ancora inspiegabilmente, causano un consumo anomalo delle ruote in ferro. Evidentemente, le officine di manutenzione non possono continuare a tornire le ruote senza risolvere definitivamente il problema, anche se l’allarme era parzialmente rientrato dopo che era stato riparato l’impianto che si occupa di ingrassare i binari. Lì era stato individuato il punto dove i treni di passaggio avevano registrato una usura anomala delle ruota, ma i risultati non lasciano dubbi, le ruote continuano a consumarsi oltre il dovuto.

Il nodo dei tempi

Al vaglio degli uffici c’è peraltro anche la possibilità di sostituire tutte le rotaie del Passante, tenuto conto che il lavoro era già previsto tra qualche mese e non comporterebbe dunque grandi costi aggiuntivi o straordinari. Il nodo rimangono semmai i tempi di esecuzione, in vista della ripresa delle attività.

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