Il Papa a Sarajevo: «Pellegrino di pace
È indispensabile l’uguaglianza di tutti»

«Sono venuto come pellegrino di pace e di dialogo». Così Papa Francesco al suo arrivo a Sarajevo, città di cui ricorda i conflitti in un momento che la vede tornata ad essere luogo di convivenza.

Una «Gerusalemme d’ Europa», crocevia di culture e religioni, spiega, che chiede di costruire nuovi ponti e restaurare quelli esistenti, per unire guardando alle differenze come possibilità di crescita nel rispetto di tutti. Opporsi dunque alla barbarie, è il messaggio di Francesco, di chi vorrebbe fare della differenza religiosa occasione e pretesto di nuove violenze.

«Sarajevo è chiamata la Gerusalemme d’occidente: è una città di culture religiose etniche tanto diverse, una città che ha sofferto tanto nella storia ed è in un bel cammino di pace. È per parlare di questo che faccio questo viaggio, come segno di pace e preghiera di pace». Lo aveva sottolineato il pontefice durante il suo volo verso Sarajevo.

«È indispensabile l’effettiva uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge e nella sua attuazione, qualunque sia la loro appartenenza etnica, religiosa e geografica». Lo ha ribadito il Papa, parlando alle autorità della Bosnia ed Erzegovina. «Così - ha aggiunto - tutti indistintamente si sentiranno pienamente partecipi della vita pubblica e, godendo dei medesimi diritti, potranno attivamente dare il loro specifico contributo al bene comune».

La Bosnia ed Erzegovina, «con l’apporto di tutti, dopo che le nuvole nere della tempesta si sono finalmente allontanate, possa procedere sulla via intrapresa, in modo che, dopo il gelido inverno, fiorisca la primavera. E qui si vede fiorire la primavera». Così Papa Francesco ha concluso il suo discorso alle autorità a Sarajevo, auspicando «pace e prosperità per Sarajevo e tutta la Bosnia ed Erzegovina».

Dopo aver percorso le vie di Sarajevo sulla «papamobile» aperta, salutato da una folla festante, che ha benedetto, Papa Francesco, accolto da una grande ovazione dei circa 65 mila presenti, è arrivato allo stadio Kosevo per la Santa Messa.

«Noi crediamo che il tempo delle incomprensioni e della intolleranza appartengano al passato, che abbiamo imparato la lezione e che abbiamo davanti il tempo della ragione e della riconciliazione». Lo ha detto nel suo saluto a Papa Francesco l’attuale presidente della presidenza collegiale bosniaca, il serbo Mladen Ivanic. «Qui per secoli abbiamo vissuto insieme tutte le diversità tra il cattolicesimo, l’ortodossia, l’islam e il giudaismo. Speriamo che le porte dell’Unione europea restino aperte a tutti i paesi del Sud-est europeo e che attraverso un processo di riforme riusciremo a diventarne membri. In Lei, Santo Padre, poniamo la speranza che ci aiuterà in questo. Sono convinto che la Sua visita contribuirà a un maggiore rispetto reciproco e collaborazione tra le genti della Bosnia Erzegovina».

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