Il nuovo piano cave è dimagrito:
riduzione di 12 milione di metri cubi

Una proposta «assolutamente aperta al confronto: tutte le valutazioni verranno esaminate». Nel giorno della presentazione della proposta di Piano cave redatta dai commissari incaricati dal Tar, l’assessore regionale all’Ambiente Claudia Terzi spiega che questa «è una tappa intermedia»

Una proposta «assolutamente aperta al confronto: tutte le valutazioni verranno esaminate». Nel giorno della presentazione della proposta di Piano cave redatta dai commissari incaricati dal Tar, l’assessore regionale all’Ambiente Claudia Terzi spiega che questa «è una tappa intermedia», che lascia spazio a discussioni per i prossimi due mesi.

Ma i paletti, chiarisce, ci sono: «Le scelte sono state fatte seguendo le norme, ci sono stati studi e approfondimenti che hanno visto il contributo anche, per il rapporto ambientale, della Provincia e dell’Università di Bergamo. Non è quindi possibile stravolgere i criteri sul fronte ambientale. Per il resto, l’atteggiamento dei commissari è di ragionare su tutte le osservazioni».

E osservazioni, richieste e proposte, a giudicare dalle prime reazioni, probabilmente non mancheranno, dal lato dei privati (che ritengono eccessive alcune sforbiciate), ma anche da quello ambientalista, con il Wwf che non nasconde il timore di «una pioggia di ricorsi» e punta a studiare soluzioni condivise.

La bozza risulta «dimagrita» rispetto alla versione di partenza: meno ambiti estrattivi, meno metri cubi cavabili (dai quasi 75 milioni del Piano di riferimento 2013, a poco meno di 62 milioni: via Caravaggio, Casirate e Carobbio), meno ettari occupati. Nel provare a coniugare le necessità di sviluppo economico del territorio con quelle ambientali, una delle attenzioni è stata favorire l’ampliamento delle cave esistenti, rispetto all’apertura di nuovi siti: 58 ambiti sui 66 inclusi nella proposta sono in allargamento o adiacenti a siti esistenti.

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