Cronaca / Bergamo Città
Giovedì 29 Maggio 2014
Il laboratorio piramide dell’Everest
ha un sismografo made in Bergamo
Il sismografo che il Comitato Ev-K2-Cnr ha inaugurato nei giorni scorsi al laboratorio piramide dell’Everest - quota 5.050 sul versante sud della montagna più alta del pianeta - è certamente uno strumento prezioso per studiare i movimenti tellurici.
Dall’Ecuador hanno fatto subito sapere che, dalle loro parti, ce n’era uno installato a una quota più elevata. Questione di puntiglio. Gli scienziati son fatti così. Il punto però è un altro. Perché, metro più metro meno, il sismografo che il Comitato Ev-K2-Cnr ha inaugurato nei giorni scorsi al laboratorio piramide dell’Everest - quota 5.050 sul versante sud della montagna più alta del pianeta - resta certamente uno strumento prezioso.
Ci troviamo infatti in una delle zone di maggior interesse dal punto di vista della sismografia, dove i giganti della Terra altro non sono che il frutto dei movimenti tellurici tra le grandi placche che proprio qui si scontrano. Tanto per dare l’idea, dalla sua installazione nel 1990, la piramide stessa si è spostata di circa un metro in direzione nord est e il movimento continua tuttora con valori vicini ai quattro centimetri ogni anno.
«L’Himalaya - conferma Franco Pettenati, responsabile scientifico del progetto - è il risultato della maggiore collisione tettonica che ha portato alla formazione dei monti più alti del pianeta. La stazione permetterà di studiare la Sagarmatha region, zona fondamentale dal punto di vista sismologico, caratterizzata da un’alta velocità di scorrimento e teatro di uno dei più forti terremoti dell’area nel secolo scorso (1934, 10 mila morti)».
A Bergamo, dove si trova il quartier generale dello stesso comitato, la notizia è stata accolta con soddisfazione: «È un bel risultato - ha commentato il presidente Agostino Da Polenza - che sta a indicare come anche in questa zona particolarmente delicata (ci troviamo sul confine tra Nepal e Cina, ndr), i rapporti stiano diventando più collaborativi e improntati a un maggior dialogo scientifico».
Leggi di più su L’Eco di Bergamo del 29 maggio
© RIPRODUZIONE RISERVATA