«Il futuro non negli allevamenti di visoni» Lav: Bergamasca tristemente famosa
«Il futuro non riguarda gli allevamenti di visoni». Lo dice la Lav, la Lega antivisezione, ha lanciato in questi giorni il sito animalfree.info, la prima vetrina web che classifica secondo un rating etico su quattro livelli le aziende che applicano politiche commerciali rispettose non solo dell’ambiente e dei lavoratori,ma anche degli animali.
«Ciò è stato fatto sia per aiutare nella scelta quella fascia di consumatori che dimostra sempre più propensione all’acquisto di prodotti di abbigliamento privi di componenti di origine animale (e che secondo il recente sondaggio Ispo commissionato dalla Lav lo scorso gennaio - lav.it/news/moda-sondaggio-ispo - è in costante aumento), sia per valorizzare i marchi che hanno già effettuato questa scelta o che si accingono a farla» spiega l’associazione.
Un mercato in espansione, quello che all’interno del mondo della moda pone attenzione ai diritti degli animali, mercato che vede già numerosi marchi aderire al progetto «Animal Free Fashion».
«Alla luce di ciò, ancora più anacronistiche sembrano allora realtà come quelle degli allevamenti di visoni per i quali la Bergamasca è diventata tristemente famosa, da Arzago D’Adda ad Antegnate)».
«Anche chi non vuole riconoscere o condividere le motivazioni etiche come ragioni per avversare gli allevamenti da animali da pelliccia, potrebbe domandarsi perché si insista nel voler incrementare la produzione di una “materia prima”, oltretutto finalizzata a manufatti frivoli e non necessari, che potrebbe invece essere validamente sostituita da materiali sintetici alternativi che offrono migliori performance sia in termini di comfort che di impatto ambientale. E che oltretutto incontrerebbero il favore di questa nuova categoria di consumatori in ascesa, aprendosi così ad un mercato più ampio ed inclusivo».
Secondo la Lav neppure la motivazione economica regge più: «Nell’asta di settembre, quella che ha chiuso la stagione 2013-2014, a Copenhagen il prezzo medio della pelle di un visone è sceso dai 76,90 euro (dicembre 2013) agli attuali 34,65 euro,mentre i dati di vendita registrati alla casa d’aste finlandese Saga Furs sono anche peggiori: oltre il 55% in calo i prezzi delle pelli di visone vendute con una perdita del profitto del 6%».
Il rapporto Eurispes 2015 indica che il 90,7% degli italiani è contrario agli allevamenti di visoni. Se pure il Parlamento continuerà a procrastinare colpevolmente l’esame della proposta di Legge per vietare tale attività, sarà il mercato, e la coscienza dei consumatori, a decretarne la fine.
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